Il ricordo del Grande Torino ai tempi del Covid, Superga deserta e flash mob dai balconi granata FRANCESCO MANASSERO 04 Maggio, 2020...
Il ricordo del Grande Torino ai tempi del Covid, Superga deserta e flash mob dai balconi granata
FRANCESCO MANASSERO
04 Maggio, 2020
TORINO. Eccolo, il Grande Torino. Che vive nella testa di ogni tifoso granata e oggi sarà celebrato dal mondo intero. E’ il giorno del ricordo di quella squadra di fenomeni capace di vincere cinque scudetti consecutivi, battuta solamente dalla mala sorte. Un cielo cupissimo e piovoso che attendeva il trimotore Fiat di ritorno da Lisbona, dove Valentino Mazzola e compagni giocarono il 3 maggio del 1949 l’ultima partita della loro vita, l’amichevole con il Benfica in onore dell’amico del capitano granata Francisco Ferreira che aveva annunciato l’addio al calcio.
L’aereo del Toro stava cominciando le manovre d’atterraggio sulla città quando d’improvviso, per colpa della fitta nebbia che ingannò il comandante del tempo Pierluigi Meroni, si andò a schiantare sul terrapieno della Basilica di Superga. Non si salvò nessuno dal tremendo impatto: 18 calciatori, 6 tra allenatori, dirigenti e massaggiatori, 3 giornalisti e 4 componenti dell’equipaggio.
Il Torino ricorderà come sempre una delle squadre più forti che siano mai esistite, ma quest’anno il coronavirus ha stravolto anche la giornata più sentita da tutto il popolo granata. Superga sarà deserta: nessuna messa, nessuna lettura dei nomi alla lapide da parte del capitano di turno - negli ultimi tre anni è toccato a Belotti -, nessun tifoso: un’alchimia magica che non potrà ripetersi a causa del divieto di assembramenti.
Il testimone lo raccoglierà il Filadelfia, la culla del Grande Torino, lo stadio dove gli Invincibili costruirono il mito. Ma sarà un ricordo in forma ridotta, che inizierà alle ore 16.30 con la Liturgia della parola officiata da don Riccardo Robella - una sorta di messa liofilizzata -, poi verrà il tempo del silenzio, prima delle note di “Quel giorno di pioggia”, canzone dei Sensounico eletta all’unanimità colonna sonora in onore degli Invincibili. Infine, spazio al flash mob dai balconi granata di tutta Italia, mentre la Mole Antonelliana omaggerà ancora una volta la storia del Toro.
Una squadra incredibile, quella guidata da Valentino Mazzola che stampò una serie di record alcuni dei quali resistono tuttora. Come il passivo più grande mai servito ad un avversario (10-0 all’Alessandria), oppure i dieci nazionali su undici entrati in campo contemporaneamente (nel 1947 in occasione della sfida all’Ungheria battuta per 3-2). Ma anche la vittoria in trasferta più rilevante (0-7 alla Roma), record eguagliato quest’anno dall’Atalanta proprio contro il Toro di Mazzarri, il numero di gol segnati in campionato (125 in 40 incontri, con una media di oltre 3 reti a partita) e la tripletta più veloce della storia, naturalmente realizzata dal suo calciatore più rappresentativo, Mazzola in un Toro-Vicenza finito 6-0.
Una squadra unica e costruita nel tempo pezzo dopo pezzo. Con Valerio Bacigalupo in porta, nato a Vado Ligure nel 1924, che il Genoa si lasciò sfuggire dopo il prestito dal Savona. Sulla fascia destra il classe 1922 di Chioggia Aldo Ballarin, una delle figure chiave dei granata, passato nel 1945 nella squadra che Ferruccio Novo migliorava anno dopo anno. In mezzo il triestino ambidestro Giuseppe Grezar (1918), il bresciano Mario Rigamonti, di quattro anni più giovane del compagno, ed Eusebio Castigliano (1921), piemontese nato a Vercelli. A sinistra, Virgilio Maroso, di Crosara di Marostica (Vicenza), uno degli elementi più giovani del gruppo (classe 1925). A centrocampo, spazio ad un altro vicentino, Romeo Menti (1919), ala ambidestra che spesso risolveva le partite con il suo potente tiro. E poi il fiumano Ezio Loik (1919), mezzala destra di gran movimento e grande amico di Mazzola con cui era stato compagno di squadra già al Venezia.
Il torinese Guglielmo Gabetto, centravanti del 1916 arrivato al Toro nel 1941 dalla Juventus assieme a Borel e Bodoira. Franco Ossola, varesino del 1921 prezioso jolly d’attacco. E poi la mezzala sinistra Valentino Mazzola, nato a Cassano d’Adda e diventato il simbolo di quella squadra. Importanti, e molte volte titolari, anche gli altri calciatori della rosa che contribuirono a scrivere la leggenda del Grande Torino: Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Rubens Fadini, Ruggero Grava, Danilo Martelli, Piero Operto, Julius Schubert, Sauro Tomà e Renato Gandolfi. Questi ultimi due scamparono alla tragedia, uno perchè infortunato, l'altro per scelta tecnica. L’ultimo a morire è stato lo spezzino Tomà nel 2018.
La Stampa