C'è l'intesa tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini sulla formazione di un esecutivo giallo-verde. Dopo giorni di trattative, si vede la luce. "E' stato raggiunto l'accordo per un governo politico M5S Lega con Giuseppe Conte Presidente del Consiglio", hanno annunciato Di Maio e Salvini. Il professor Conte è salito alle 21 al Quirinale. "Forse finalmente ci siamo, dopo tanti ostacoli, attacchi, minacce e bugie", ha scritto su Twitter Salvini.
LA RINUNCIA DI COTTARELLI - Alla luce degli ultimi sviluppi, Carlo Cottarelli ha rinunciato stasera all'incarico a formare il governo affidatogli lunedì scorso dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "La formazione di un governo politico - ha detto rimettendo l'incarico - è di gran lunga la migliore soluzione per il Paese".
LA SQUADRA DI GOVERNO - Sarebbe già pronta anche la lista dei ministri del governo Conte. Il nome di Giovanni Tria, professore di politica economica a Tor Vergata, ha sciolto il nodo dell'Economia, casella sulla quale era naufragato il precedente tentativo di formare un governo 5 Stelle e Lega. Mentre l'economista euroscettico Paolo Savona dovrebbe traslocare agli Affari europei.
Salvini e Di Maio dovrebbero essere entrambi vicepremier. Al leader della Lega andrebbe anche la guida del Viminale, mentre al capo politico dei pentastellati il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Per Giancarlo Giorgetti, numero due di via Bellerio, c'è la poltrona di sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo sport.
In quota Carroccio dovrebbero entrare nella squadra di governo Gian Marco Centinaio (in pole per le Politiche agricole); Giulia Bongiorno (alla Pubblica amministrazione); Lorenzo Fontana alla Famiglia e disabilità. Tra i 5 stelle Alfonso Bonafede sarebbe stato confermato Guardasigilli e Riccardo Fraccaro ai Rapporti con il Parlamento, mentre Elisabetta Trenta andrebbe alla Difesa.
MELONI FUORI - Fratelli d'Italia - pur garantendo il suo sostegno al nascente esecutivo - non entrerà nel team governativo, a causa dello stop arrivato da Di Maio. Giorgia Meloni, leader Fdi, incontrando i giornalisti a Montecitorio, sottolinea: "Non abbiamo mai chiesto poltrone per me o altri di Fratelli d'Italia" e rispetto al governo nascente, "e nella fiducia ci asterremo per aiutarlo a nascere. Non tanto per condivisione ma per necessità".
IL TIMING - Se tutto dovesse filare liscio per la formazione dell'esecutivo, lo scenario ideale sarebbe quello di avere una squadra nuova di zecca, con almeno il giuramento effettuato, già prima della Festa del 2 giugno.
5S-Lega, i ministri in pole
La lista dei ministri del nuovo governo giallo-verde sarebbe pronta. Nella futura squadra targata Giuseppe Conte, i 'soci di maggioranza' Matteo Salvini e Luigi Di Maio ricopriranno un ruolo centrale: entrambi dovrebbero essere vicepremier; in particolare, il leader della Lega guiderà il Viminale, mentre il capo politico dei pentastellati sarà ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. Giancarlo Giorgetti, numero due di via Bellerio, dovrebbe essere sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo sport.
Sciolto il nodo dell'Economia con l'arrivo di Giovanni Tria, presidente della Scuola superiore della pubblica amministrazione e docente di politica economica a Tor Vergata. Paolo Savona dovrebbe traslocare agli Affari europei, anche se, raccontano, l'economista avrebbe fatto resistenza fino all'ultimo, intenzionato a non cedere la poltrona del Mef.
Nella stanza dei bottoni entreranno, sempre in quota Carroccio, Gian Marco Centinaio (in pole per le Politiche agricole); Giulia Bongiorno (alla Pubblica amministrazione); Lorenzo Fontana alla Famiglia e disabilità. Quanto ai cinque stelle Alfonso Bonafede sarebbe stato confermato Guardasigilli e Riccardo Fraccaro ai Rapporti con il Parlamento, mentre Elisabetta Trenta andrebbe alla Difesa. Dopo aver completato il risiko ministeriale, si aprirà un'altra partita, quella dei viceministri e dei sottosegretari. Secondo quanto si apprende da fonti parlamentari in quota Lega ci sarebbero 15 posti di sottosegretario e tre viceministeri.
Chi è Giovanni Tria
Il nome di Giovanni Tria potrebbe sbloccare la partita per la formazione di un governo 5 Stelle-Lega. Circola infatti l'ipotesi che possa essere proprio lui ad occupare la delicata casella del ministero dell'Economia al posto di Paolo Savona. Professore ordinario di Politica economica alla Facoltà di economia di Tor Vergata, Tria, 69 anni, è un economista con più di 40 anni di esperienza accademica e professionale nei settori di macroeconomia, politiche dei prezzi, politiche di sviluppo economico, valutazione di investimenti pubblici, ruolo delle istituzioni nel processo di crescita.
Ha insegnato, oltre che a Tor Vergata, alla Sapienza di Roma e all'Università di Perugia Economia, Macroeconomia, Economia dello sviluppo, Storia del pensiero economico. E' stato Presidente della Scuola Nazionale dell'Amministrazione. Ha lavorato come esperto di economa in molte istituzioni italiane, ministeri (Pubblica Amministrazione, Economia, Lavoro e Affari Esteri), enti governativi e organizzazioni internazionali (Word Bank, ILO, Oecd). È stato membro dei comitati scientifici di vari think tank italiani.
Nei giorni scorsi, dalle colonne di Formiche.net, Tria ha commentato le prime indiscrezioni del contratto di governo tra M5S e Lega. Per la misura bandiera dei Cinque Stelle, il reddito di cittadinanza, spiegava: "Non sappiamo ancora cosa sarà questo reddito di cittadinanza e, quindi, le risorse richieste e l’ampiezza del pubblico dei beneficiari. Esso sembra oscillare tra una indennità di disoccupazione un poco rafforzata, (e tale da avvicinarla a sistemi già presenti in altri paesi europei, come ad esempio in Francia, certamente più generosa dell’Italia con chi perde il lavoro) e magari estesa a chi è in cerca di primo impiego, e un provvedimento, improbabile, tale da configurare una società in cui una parte della popolazione produce e l’altra consuma".
"Più interessante è l’obiettivo della flat tax - continuava l'economista -, che coincide con l’obiettivo di riduzione della pressione fiscale come condizione di una politica di crescita, soprattutto se si vede questo obiettivo non tanto come un modo per aumentare il reddito spendibile di famiglie e imprese, e quindi sostenere la domanda interna, ma come un modo per aumentare il rendimento dei fattori produttivi, lavoro e capitale, e quindi anche degli investimenti".
"Naturalmente, conterà anche in questo caso la sua declinazione specifica per valutarne la sostenibilità - avvertiva Tria - . Si parla di partire con una doppia aliquota. La questione è tecnicamente complessa ma ciò che conta è avviare il processo di semplificazione del sistema e la sua sostenibilità dipende non tanto dall’aliquota unica o le due aliquote, ma dal livello delle aliquote".
0 Commenti