Inconsapevoli protagonisti di eventi oppure al servizio di padroni famosi. Un (breve) elenco di animali che sono riusciti a infilarsi in uno...
Inconsapevoli protagonisti di eventi oppure al servizio di padroni famosi. Un (breve) elenco di animali che sono riusciti a infilarsi in uno dei modi di pensare tra i più umani possibili: la storia
La storia la fanno gli uomini. Ma, a volte, anche (alcuni) animali. Inconsapevoli protagonisti di eventi storici, aiutanti fondamentali sui campi di guerra e cavie per esperimenti scientifici. Avevano padroni importanti (ma per un cane o un cavallo, poco importa), e la storia degli uomini ha deciso di ricordarli.
Ad esempio, Cher Ami: era un piccione viaggiatore, molto coraggioso, che inviò messaggi agli US Army Signal Corps in Francia durante la Prima Guerra Mondiale. In particolare, 12 di questi messaggi si dismostrarono fondamentali nella battaglia di Verdun. Il suo ultimo volo avenne il 4 ottobre 1918, quando fu colpito da una palla nemica, che lo prese al petto. Continuò a volare e riuscì a consegnare il messaggio. Grazie al suo sfotzo 194 soldati furono tratti in salvo. Morì nel 1919, per le ferite dell’anno precedente. Chi lo vuol vedere lo trova (impagliato) allo Smithsonian National Museum of American History.
La pecora Dolly si distinse per essere il primo animale clonato da una cellula adulta. Il solo fatto la rese – è comprensibile – famosissima. Anche lei, però, era del tutto inconsapevole delle ragioni della sua popolarità. Visse solo sette anni, ma ebbe modo di riprodursi (in modo naturale, stavolta). Soffrì a lungo a causa dell’artrite e per problemi ai polmoni ora si trova al National Museum of Scotland, a Edinburgo.
Napoleone, nella sua vita, frequentò tantissimi cavalli. Solo nei 14 anni della sua ascesa politica e militare ne ebbe almeno 130. Ma il più famoso fu Marengo, il cavallo che lo accompagnò in varie battaglie: fu con lui ad Austerlitz, a Jena-Auerstedt, a Wagram e nel disastroso e finale scontro di Waterloo. Venne ferito otto volte. Riuscì a sopravvivere alla ritirata dalla Russia, ma finì catturato dai britannici nel 1815, proprio a Waterloo. Visse altri 16 anni nella placida campagna inglese, e il suo scheletro è ancora conservato e visibile a Londra.