Morto Pietro Anastasi, fu goleador con Juve, Inter e in Nazionale

CALCIO Morto Pietro Anastasi, fu goleador con Juve, Inter e in Nazionale di Paolo Tomaselli 17 gen 2020 Aveva 71 anni, stroncato dan...

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Morto Pietro Anastasi, fu goleador con Juve, Inter e in Nazionale
di Paolo Tomaselli
17 gen 2020
Aveva 71 anni, stroncato danuna malattia: aveva esordito in serie A con il Varese. Con gli azzurri vinse l’Europeo del ‘68 e partecipò ai Mondiali del 1974


Il fuoco dentro a Pietro Anastasi si è spento dopo un anno di lotta contro la malattia, ma resta ad illuminare la storia di uno dei simboli della Juventus degli anni 70 e anche del Paese. E non solo perché quando il c.t. Valcareggi gli disse «Tocca a te, picciotto» nella ripetizione della finale dell’Europeo a Roma nel 1968, «Pietruzzu» rispose subito con un gol decisivo per il trionfo azzurro. Ma anche perché la sua storia di ragazzo del sud che sfonda nella Torino operaia di quegli anni, ha aiutato tantissimi immigrati meridionali a sentirsi orgogliosi, meno soli e a vivere come una sorta di riscatto anche sociale le vittorie conquistate in quegli anni dal catanese Anastasi, ma anche dal palermitano Furino o dal leccese Causio.

L’esplosione nel Varese
L’epopea bianconera di «U Turcu» inizia quasi per caso, perché il direttore sportivo del Varese perde l’aereo per lasciare posto a una donna incinta, si ferma in Sicilia e vede questa iradiddio di attaccante, potente, non alto (172 centimetri), ma molto moderno nella capacità di smarcarsi. Anastasi passa così dalla Massimiana alla squadra lombarda, con cui esplode subito in B e l’anno dopo (il 1967) in A, segnando anche una tripletta alla sua Juventus, la squadra per la quale tifava fin da ragazzino: nel portafoglio anche dopo aver smesso conservava una foto di lui raccattapalle a Catania con Charles. A Torino Anastasi ci finisce nel 1968 - quando sembrava ormai già dell’Inter - per 660 milioni di lire più una fornitura di compressori per i frigoriferi Ignis della famiglia Borghi, proprietaria del Varese.


Il Pelè bianconero
Con gli occhi neri come il carbone, che gli avevano fatto trovare la donna della sua vita a Varese e con quella capacità di dare tutto per la maglia, Pietro diventa presto un idolo, al punto che un giorno i tifosi gli fanno una sorpresa, con uno striscione: «Anastasi, Pelé bianco». Peccato che lui il brasiliano non riesca a incrociarlo, perché a Messico ’70 non ci va per un testicolo che si gonfia poco prima della partenza: forse una frustata data per scherzo con l’asciugamano, fatto sta che lo juventino va operato d’urgenza e al Mondiale ci va Boninsegna. Il furore di Anastasi se possibile dopo questo episodio aumenta. In campo gli avversari gli danno del «terrone» e lui risponde coi gol e con le parole: «Sarò anche terrone, ma guadagno più di voi». Vince lo scudetto del 1972 e anche quello del ’73, nel giorno della Fatal Verona milanista.

Il centesimo gol
Diventa capitano della Juve, ma con Parola allenatore, nonostante lo scudetto del 1975, le incomprensioni sono tante. Come le panchina: è storica la tripletta segnata da riservista, con tre gol in cinque minuti contro il Cagliari. «Anastasi, ha fatto bene a rimanere in squadra e a seguire il mio consiglio» gli dice il giorno dopo l’Avvocato Agnelli. Ma decisiva è stata la moglie Anna. L’anno dopo però l’addio ci sarà, davvero nel famoso scambio con Boninsegna e la carriera di Pietruzzu va in discesa. Ma il centesimo gol lo segna a Zoff, al Comunale, con la maglia dell’Ascoli. L’applauso degli juventini per il vecchio campione è da brivido: la sua storia d’amore con la Signora durerà per sempre.

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