Decreto Rilancio e regolarizzazione dei migranti, il Viminale: «Il testo è pronto». Ma il Consiglio dei ministri slitta ancora

di Cesare Zapperi Il provvedimento garantisce l’emersione per l’agricoltura e il lavoro domestico. Nella mattinata di martedì ancora...

di Cesare Zapperi

Il provvedimento garantisce l’emersione per l’agricoltura e il lavoro domestico. Nella mattinata di martedì ancora duri scambi di accuse tra Pd e 5 Stelle

Per il Viminale l’accordo sulla regolarizzazione dei migranti c’è ed è quello frutto della mediazione raggiunta all’interno del governo domenica. Il ministero dell’Interno lo ha ribadito nel tardo pomeriggio di martedì. Tuttavia il varo ufficiale del provvedimento, all’interno del dl Rilancio, ancora non c’è — nonostante nella notte il governo abbia confermato il raggiungimento dell’intesa anche sulla sanatoria, che comprende anche colf e badanti — e si aspetta il Consiglio dei ministri di mercoledì. «Il testo concordato del provvedimento sull’emersione del lavoro in agricoltura e nel settore del lavoro domestico è pronto; ed è il frutto della sintesi raggiunta domenica tra le forze di maggioranza e il governo per rispondere alle esigenze di sicurezza, anche sanitaria, e alle pressanti richieste del mondo produttivo e delle famiglie italiane» aveva rimarcato nel pomeriggio il ministero dell’Interno. 

Il presidente del Consiglio, con una nota diffusa in mattinata aveva rassicurato sul raggiungimento di un accordo. «Nella notte di domenica le delegazioni delle forze di governo hanno raggiunto, alla presenza del presidente Conte, un accordo politico su vari temi e misure da inserire nel decreto in corso di formazione — il comunicato di Palazzo Chigi nella tarda mattinata di martedì —. Tra questi temi è stato ampiamente discusso anche quello della «regolarizzazione dei migranti», su cui è stata raggiunta una sintesi politica rimettendo alla ministra Lamorgese il compito di tradurla sul piano tecnico-giuridico».

Il contenuto dell’accordo

Il testo concordato domenica sera, e al quale fa riferimento la nota del Viminale, prevedeva permessi temporanei della durata di sei mesi per immigrati già presenti sul territorio nazionale da impiegare come stagionali in agricoltura o come badanti e colf. L’accordo prevedeva che spettasse al datore di lavoro il compito di autodenunciare le situazioni di irregolarità da sanare, in cambio dell’immunità penale. 

Ma proprio questo era stato il punto principale su cui era intervenuto lo stop del M5S. L’impianto del testo è rimasto sostanzialmente identico, scudo penale compreso. Il datore di lavoro potrà regolarizzare un lavoratore dietro il pagamento forfettario all’Inps di un contributo di 400 euro. Esclusi dalla possibilità i datori che siano stati condannati, anche in via non definitiva, negli ultimi 5 anni, per reati quali caporalato, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, reclutamento di persone da destinare alla prostituzione.

Le condizioni per i migranti

Potranno beneficiarne lavoratori italiani e stranieri. Questi ultimi dovranno dimostrare — per mezzo di fotosegnalamento delle forze di polizia — di essere stati presenti in Italia prima dell’8 marzo. Sono esclusi i destinatari di provvedimenti di espulsione. L’altra forma di regolarizzazione contenuta è quella della concessione di permessi di soggiorno temporanei di sei mesi per ricerca lavoro a chi ce l’ha scaduto dopo il 31 ottobre. 

Lo straniero dovrà dimostrare di aver già lavorato e ci saranno rigorose verifiche da parte degli Ispettorati del lavoro. I contenuti del provvedimento, ribadiscono al Viminale, sono il frutto di una sintesi che era stata concordata domenica scorsa tra tutte le parti coinvolte. Spetterà ora al premier Giuseppe Conte valutare l’inserimento della misura nel Dl Rilancio come chiesto da Pd, Leu e Italia viva.

Lo scontro politico

Tra veti e accuse incrociate, il nodo, in sostanza, era tutto politico. Chi promuove le regolarizzazioni dei lavoratori irregolari ritiene che opponendosi al provvedimento si rischia di fare il gioco di chi punta a consolidare il lavoro nero e il caporalato. Per dirla con le parole di un `big´ del Pd c’era il timore che un’ala del Movimento 5 Stelle fosse nostalgica del governo con Salvini e che avesse voglia di terremotare l’esecutivo. La partita, quindi, anche dopo l’accordo notturno, potrebbe prolungarsi nel Consiglio dei ministri e anche in Parlamento. 

Ma Conte è chiamato a fare una sintesi che va al di là delle divisioni all’interno dei partiti. Per il presidente del Consiglio il semaforo verde alle regolarizzazioni dei lavoratori immigrati è anche una risposta alla possibilità di assicurare una maggiore sicurezza sanitaria del Paese.

Crimi (M5S): «Non arretriamo di un millimetro»

Il reggente capo politico dei M5S Vito Crimi nel pomeriggio di martedì aveva fatto partire un siluro: «Purtroppo l’ultima bozza visionata ieri sera riporta ancora la sanatoria dei reati penali e amministrativi per chi denuncia un rapporto di lavoro irregolare. L’auspicio di trovare una soluzione positiva rimane, continuiamo a lavorare con spirito collaborativo per questo obiettivo. Ma resta fermo che sul punto non arretreremo di un millimetro. Chi ha sfruttato le persone e ha drogato i mercati usando manodopera in nero a basso costo eludendo contributi e tasse, non può farla franca». 

Poi su Facebook aveva scritto: «Fin dall’inizio sono state evidenti a tutti le mie perplessità sul provvedimento, nella parte relativa alla regolarizzazione dei migranti. Ritengo che ogni eventuale regolarizzazione debba passare da un contratto di lavoro regolare, e non viceversa. In particolare, non ritengo possibile un colpo di spugna da parte dello Stato rispetto a reati odiosi come lo sfruttamento di esseri umani. Una sanatoria di questo tipo avrebbe effetti `morali´ devastanti sul Paese».

Orfini (Pd): «La posizione del M5S è irricevibile»

Ma anche la reazione del Partito democratico non si era fatta attendere. E la risposta a Crimi era stata secca. Su Twitter Matteo Orfini così aveva scritto: «Il M5S dice che bisogna essere inflessibili con chi sfrutta gli esseri umani. E con questo argomento blocca da giorni la regolarizzazione dei migranti che spezzerebbe proprio quel meccanismo di sfruttamento. Una posizione per me assurda e irricevibile. 

E spero non solo per me». «Il M5S non può continuare a tenere bloccato il Dl rilancio sulla assurda pretesa di rinviare sine die la regolarizzazione dei lavoratori in agricoltura- spiegano in una nota i senatori Pd, Dario Stefano, vicepresidente del gruppo dem a Palazzo Madama, Luciano D’Alfonso e Francesco Verducci — La posizione dei 5 stelle è totalmente ingiustificata, bisogna procedere ad un accordo che tra le altre cose è ritenuto salutare da tutta la categoria degli agricoltori e che risponde ad un principio di civiltà e giustizia».
Il Corriere

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