India, ragazza di 15 anni riporta a casa il padre malato e disoccupato pedalando per 1.200 km - chiamata dalla nazionale di ciclismo

   Jyoti Kumari assieme a suo padre La giovane ha percorso circa 100 km al giorno. L’uomo era rimasto senza lavoro a causa di un inc...

   Jyoti Kumari assieme a suo padre

La giovane ha percorso circa 100 km al giorno. L’uomo era rimasto senza lavoro a causa di un incidente. Il dramma di tanti indiani disoccupati che vagano per il Paese dall'economia più veloce del mondo

di CARLO CIAVONI

ROMA - Due mesi fa, il primo ministro indiano, Narendra Modi, dovette prendere atto che l'epidemia da coronavirus stava diventando una pandemia globale, tanto da essere costretto ad obbligare il miliardo e 300 milioni di persone, suoi concittadini, di rimanere a casa. Era martedì 24 marzo. L'India, stando a tutti gli indicatori economici internazionali ha vantato negli ultimi 15-20 anni un ritmo di crescita economica tra i più elevati del mondo. E questo nonostante le innumerevoli attività economiche informali, invisibili e senza diritti, le abissali diseguaglianze sociali, i profondi divari culturali e malgrado il blocco delle relazioni sociali paralizzate dall'asfissiante sistema castale che grava su tutto il sub continente. Un freno improvviso alla crescita, dunque, che ha rigettato nella povertà più nera almeno un centinaio di milioni di disoccupati.

In sella alla bici col padre seduto dietro. Ed è in questo quadro che - come riporta Asianews in un articolo di Biju Veticad - s'inquadra un episodio forse un po' da "Libro cuore", ma assai significatico, avvenuto Darbhanga, capoluogo dell'omonimo distretto, nello Stato Indiano del Bihar, dove una quindicenne ha riportato il padre malato in bicicletta da Gurgaon (Haryana) al loro villaggio a Darbhanga (Bihar). Jyoti Kumari ha pedalato per 1.200 km, percorrendo circa 100 km al giorno, con il genitore – Mohan Paswan – seduto sul sedile posteriore. Solo per un breve tratto un camionista ha dato loro un passaggio. Mohan è un guidatore di risciò che ha avuto un incidente lo scorso gennaio. "Da quel momento - scrive Biju Veticad - non è stato più in grado di lavorare. Jyoti lo ha raggiunto a Gurgaon per prendersi cura di lui. Non avendo di che vivere, la giovane ha deciso di ritornare a casa con il padre. Jyoti e Mohan hanno raggiunto il proprio villaggio il 17 maggio, dopo un viaggio di circa 10 giorni. Jyoti in sanscrito significa 'luce': un esempio di coraggio per chi la conosce".

Inaffidabili e sottostimati i dati su decessi e contagi. L'India è stato (ed è) il Paese il più colpito del continente asiatico, con un numero di decessi fissato, ufficialmente, al momento a circa 3.000 persone, ma con crescita esponenziale di nuovi contagi di migliaia al giorno. Ma sui numeri reali delle vittime e dei contagiati ci sono molti dubbi, per le difficoltà di raccogliere i dati reali e per l'inesistenza di un vero e credibile centro di raccolta delle informazioni sulla pandemia. Le zone più colpite, tuttavia, risultato le grandi città, Mumbai in primo luogo: un terzo dei casi si registra nello Stato occidentale di Maharashtra che ospita, appunto, Mumbai. Seguono Tamil Nadu, Gujarat e Delhi.

Ciò che la pandemia ha portato alla luce. La preoccupazione principale ha a che fare con la precaria struttura sanitaria dell'immenso Paese, dove il governo centrale ha destinato solo l'1,5 % del Pil, appunto, all'assistenza sanitaria. Lo dimostrano i poco più di 70mila posti di terapia intensiva. Stando, ad esempio, a quanto scritto dai cronisti del Times of India, il Paese ha potuto disporre di un numero di posti letto forniti di ventilatori polmonari che, a seconda delle zone, oscillava tra le 17.850 e 25.556 unità. Numeri incredibilmente sottodimensionati rispetto le dimensioni anagrafiche dell'India. La chiusura totale imposta dalla pandemia ha così riportato alla luce le incredibili contraddizioni, per molti versi insopportabili visti da un'ottica occidentale. Insomma, la "tempesta perfetta" imposta dal virus ha messo a nudo un'altra volta una verità inconfutabile: e cioè se è vero che ha coinvolto tutti, non è altrettanto vero che ad affrontarla siamo stati tutti "sulla stessa barca".

Le promesse finora non mantenute da Modi. Narendra Modi aveva annunciato 10 milioni di posti di lavoro nella fare post-pandemica. Ma questo, almeno per ora, non sembra stia avvenendo. La disoccupazione sembra aver invece raggiunto i massimi storici degli ultimi 50 anni, mentre la ricchezza prodotta, nel confronto con l'altro colosso asiatico, la Cina, risulta essere assai inferiore, rimanendo indietro di diverse lunghezze. Il rischio che paventano molti analisti e osservatori di diverse organizzazioni umanitarie, insomma, è che l’India abbia subìto un fermo pericolosissimo in quella che sembrava fino a un anno fa una crescita impetuosa, sebbene contraddittoria e diseguale. il costo di tutto questo, per adesso, lo stanno pagando sempre gli stessi: i lavoratori "invisibili", gli attori di quell'economia informale, come il padre di Jyoti Kumari, che singendo i pedali di un risciò hanno contribuito alla crescita del loro Paese, nell'"oscurità" della oro condizione.
La Repubblica

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