Conte e Di Maio ad attenderla a Ciampino. Interrogata dai pm nella caserma dei Ros: da chiarire il matrimonio con rito islamico e la conversione
MARCO ACCOSSATO
ROMA. Un grande sorriso, un passo svelto e deciso, guanti e mascherina anti-virus che allontanandosi dall’aereo abbassa soltanto un istante per salutare. Silvia Romano è tornata in Italia – all'aeroporto militare di Ciampino – pochi minuti dopo le 14, dopo 18 mesi da prigioniera in un villaggio del Kenya. Silvia potrebbe aver cambiato nome dopo la conversione all’Islam maturata durante la prigionia, raccontano fonti diplomatiche, mentre la ragazza è interrogata dal pubblico ministero di Roma Sergio Colaiocco e dagli ufficiali dell'antiterrorismo del Raggruppamento operativo dell'Arma nella caserma dei Ros.
«Mi sono convertita all'Islam, è stata una mia libera scelta», avrebbe raccontato Silvia Romano agli 007 italiani, spiegando di essere stata «trattata bene» dai sequestratori e di non aver subito violenze nei 15 mesi di prigionia trascorsi nelle mani di Al Shabab in Somalia. La cooperante ha anche spiegato di non essere stata costretta al matrimonio, smentendo le voci che si erano diffuse nei mesi scorsi.
Silvia è rientrata in patria su un volo dell’Aise, liberata in una zona non lontana dalla capitale della Somalia. I capelli e il corpo avvolti da una una lunga veste islamica verde, si è diretta verso i familiari per un lunghissimo ripetuto abbraccio. Il papà si inchina. Ad attenderla c’erano il premier Conte con il ministro degli Esteri, Di Maio. Silvia ha salutato Conte toccandosi i gomiti, come anche in questo caso impongono le rigide regole anti-Covid. Ma con i genitori e la sorella no, si è lasciata andare in uno strettissimo abbraccio, poi baci e lacrime.
«Grazie, sto bene per fortuna, fisicamente e mentalmente. Sono stata forte. Ora voglio solo stare tanto tempo con la mia famiglia e sono felicissima, dopo tanto è bello essere tornati», sono le parole che ha rivolto al presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri.
Silvia Romano in Italia, le prime parole: "Sto bene, fisicamente e mentalmente"
Un lungo applauso – durato circa 5 minuti – e campane in festa hanno accolto a Milano la notizia dell'arrivo della cooperante rapita. Al rintocco delle campane della chiesa in fondo a via Casoretto, dove la giovane abita con la mamma, i vicini di casa si sono affacciati ai balconi, hanno battuto le mani per diversi minuti per il flash-mob organizzato per il suo rientro in Italia. Anche in strada alcuni abitanti del quartiere hanno applaudito con gioia alla sua liberazione. Ai balconi sono stati appesi dei palloncini e diversi striscioni.
La Stampa
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