Il tradimento del Sud e l’onta dei suoi nuovi servi
di Luigi Palamara
C’è una ferita che brucia nelle vene di chi il Sud lo porta sulla pelle e nel cuore. Una ferita che si riapre ogni volta che assistiamo al paradosso più osceno della politica italiana: la Lega che trova consenso proprio dove fino a ieri sventolava il vessillo dell’orgoglio meridionale.
È un rigurgito amaro, un nodo alla gola che non si scioglie. Perché un meridionale che vota Lega, o peggio ancora la rappresenta, non merita indulgenza né analisi sociopolitiche. Merita solo disprezzo.
Non è una questione ideologica. Non c’entra destra o sinistra, federalismo o centralismo. Qui si parla di dignità, di quella fierezza che ha sempre contraddistinto il popolo del Sud. Un popolo che ha sopportato invasioni, sfruttamenti e umiliazioni, ma che mai ha chinato la testa in cerca di nuovi padroni.
E allora come spiegare questa svendita dell’anima? Opportunismo, solo opportunismo. La Lega al Sud non rappresenta altro che un’operazione di riempimento degli spazi politici lasciati vuoti da una classe dirigente disastrosa.
Ma il prezzo da pagare è troppo alto: perdere l’identità, tradire la storia, calpestare la memoria dei padri e delle madri che hanno combattuto per non essere mai servi.
Essere uomini e donne del Sud significa portare avanti questa eredità. Fieri, orgogliosi, testardi se necessario. Ma mai, mai schiavi.
ABBASSO LA LEGA NORD DI SALVINI.
Luigi Palamara
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