Signore e signori, benvenuti a “Cu cunta menti la Giunta”, una commedia calabrese in due atti e mezzo, con protagonisti noti, comparse confuse e una scenografia sempre uguale dal 1946.
C’era una volta – ma pure adesso – un proverbio calabrese, fresco fresco di restyling:
"Cu cunta menti la Giunta".
Che tradotto in italiano-italiano vuol dire: chi racconta, aggiunge. Ma qui non si tratta di racconti da camino… qui si aggiunge proprio alla Giunta!
E chi è che conta, chi è che decide chi va dentro, chi sta fuori, chi prende la poltrona girevole e chi quella col chiodo sotto? Ma ovviamente Giuseppe Falcomatà, il nostro Sindaco reggino con la penna stilografica più affilata della Magna Grecia.
Un rimpasto a un anno dal voto. Una mossa che nel gergo calcistico si chiama "fare turnover", mentre in politica si chiama "aprire il vaso di Pandora con un mestolo di alluminio". E infatti… Apriti cielo!
L’opposizione? Pronta a scendere in campo con la grazia di un elefante in salotto e la sobrietà di un talk show alle 2 di notte. Analisi? Attacchi? Persino insulti personali, con la delicatezza di un clacson a lutto.
Ma attenzione, colpo di scena!
Molti di questi oppositori moderni erano fino a ieri fedelissimi della maggioranza. Eletti con quella stessa maglietta che ora strappano in diretta Facebook, tra un post indignato e un selfie col microfono.
Questi trasformisti da palcoscenico, oggi vogliono persino dettare l’agenda al Sindaco. Ma la loro credibilità politica è più bassa del mare a Scilla con la bassa marea. E l’incisività? Tipo coltello di plastica al pranzo di Ferragosto.
Perché, cari lettori, la verità è semplice e brutale come un caffeino amaro alle 7 del mattino:
Chi conta… forma la Giunta.
Chi non conta… commenta su Facebook.
Luigi Palamara
La satira che ... " sa tira" ... se la tira.
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