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"Siamo italiani nel sangue e nel cuore": Piazza Italia alza la voce contro il Decreto Tajani. Un popolo che l’Italia non può ignorare

"Siamo italiani nel sangue e nel cuore": Piazza Italia alza la voce contro il Decreto Tajani. Un popolo che l’Italia non può ignorare
di Luigi Palamara 
Reggio Calabria, 3 maggio 2025 – Nel pomeriggio, sotto il cielo limpido e la brezza gentile di maggio, Piazza Italia si è trasformata nel cuore simbolico di una nazione che non vuole dimenticare i suoi figli lontani. Un luogo carico di storia che oggi ha ospitato volti, voci e speranze provenienti da ogni angolo del mondo: dal Brasile all’Argentina, dal Belgio al Venezuela, tutti con lo stesso grido nel petto – “Siamo italiani. Non per concessione, ma per diritto.”

Non era una manifestazione qualunque. Era un atto d'amore e insieme di protesta. Uomini, donne, famiglie intere, giunte in Calabria anche da altre regioni del Sud, si sono ritrovate per dare corpo e anima a una battaglia che non è soltanto giuridica, ma profondamente culturale, identitaria e civile. A unirli, una ferita aperta: la sospensione delle pratiche per la cittadinanza iure sanguinis sancita dal Decreto Tajani del 28 marzo 2025. Un atto che, per molti, rappresenta l’ennesima umiliazione.

Le testimonianze scorrevano tra i vicoli e i gradini della piazza come fiumi di memoria. Maria, da Buenos Aires, racconta di suo nonno partito da Taurianova nel 1922. “Lui moriva da italiano. Io non posso nemmeno viverlo.” Accanto a lei, Pedro, giovane italo-venezuelano, mostra i documenti ingialliti dell’antenato di Sambiase e dice: “Sono pronto a vivere in Italia, ma l’Italia oggi non vuole me.”

Ma oggi Reggio Calabria ha risposto con il cuore. Le bandiere tricolori, le voci che intonavano l’inno nazionale, gli abbracci tra perfetti sconosciuti uniti dallo stesso sangue, hanno trasformato la protesta in una festa popolare della dignità. Una piazza che non ha chiesto carità, ma giustizia. Non un favore, ma un diritto costituzionale.

Perché, come è stato ricordato dal palco, l’articolo 3 della nostra Carta parla chiaro: “Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge.” E l’articolo 10 lo ribadisce: “L’Italia tutela i suoi cittadini all’estero.”

E allora perché chi discende da italiani deve pagare 600 euro per vedersi riconosciuto ciò che dovrebbe essere automatico? Perché chi porta l’Italia nel cognome, nella lingua e nella memoria deve ancora essere respinto da una burocrazia fredda, cieca, sorda?

Il Decreto Tajani – e qui la piazza è stata unanime – va annullato. È una norma che contraddice la storia e l’interesse stesso dell’Italia. Perché gli oriundi non sono un peso: sono un patrimonio. Portano con sé cultura, legami economici, turismo delle radici, nuove energie per territori svuotati dallo spopolamento.

Secondo l’ENIT, ogni anno più di 7 milioni di discendenti italiani tornano nei borghi dei loro antenati. Portano vita, risorse, affetto. L’Italia di oggi ha bisogno di loro più di quanto loro abbiano bisogno dell’Italia.

Questa battaglia non si ferma a una manifestazione. È un appello che attraversa i mari, le generazioni e le leggi. Oggi Piazza Italia è stata solo il punto di partenza. L’Italia vera – quella che non dimentica – era tutta lì. E ha già cominciato a camminare.
@luigi.palamara "Siamo italiani nel sangue e nel cuore": Piazza Italia alza la voce contro il Decreto Tajani. Un popolo che l’Italia non può ignorare di Luigi Palamara Reggio Calabria, 3 maggio 2025 – Nel pomeriggio, sotto il cielo limpido e la brezza gentile di maggio, Piazza Italia si è trasformata nel cuore simbolico di una nazione che non vuole dimenticare i suoi figli lontani. Un luogo carico di storia che oggi ha ospitato volti, voci e speranze provenienti da ogni angolo del mondo: dal Brasile all’Argentina, dal Belgio al Venezuela, tutti con lo stesso grido nel petto – “Siamo italiani. Non per concessione, ma per diritto.” Non era una manifestazione qualunque. Era un atto d'amore e insieme di protesta. Uomini, donne, famiglie intere, giunte in Calabria anche da altre regioni del Sud, si sono ritrovate per dare corpo e anima a una battaglia che non è soltanto giuridica, ma profondamente culturale, identitaria e civile. A unirli, una ferita aperta: la sospensione delle pratiche per la cittadinanza iure sanguinis sancita dal Decreto Tajani del 28 marzo 2025. Un atto che, per molti, rappresenta l’ennesima umiliazione. Le testimonianze scorrevano tra i vicoli e i gradini della piazza come fiumi di memoria. Maria, da Buenos Aires, racconta di suo nonno partito da Taurianova nel 1922. “Lui moriva da italiano. Io non posso nemmeno viverlo.” Accanto a lei, Pedro, giovane italo-venezuelano, mostra i documenti ingialliti dell’antenato di Sambiase e dice: “Sono pronto a vivere in Italia, ma l’Italia oggi non vuole me.” Ma oggi Reggio Calabria ha risposto con il cuore. Le bandiere tricolori, le voci che intonavano l’inno nazionale, gli abbracci tra perfetti sconosciuti uniti dallo stesso sangue, hanno trasformato la protesta in una festa popolare della dignità. Una piazza che non ha chiesto carità, ma giustizia. Non un favore, ma un diritto costituzionale. Perché, come è stato ricordato dal palco, l’articolo 3 della nostra Carta parla chiaro: “Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge.” E l’articolo 10 lo ribadisce: “L’Italia tutela i suoi cittadini all’estero.” E allora perché chi discende da italiani deve pagare 600 euro per vedersi riconosciuto ciò che dovrebbe essere automatico? Perché chi porta l’Italia nel cognome, nella lingua e nella memoria deve ancora essere respinto da una burocrazia fredda, cieca, sorda? Il Decreto Tajani – e qui la piazza è stata unanime – va annullato. È una norma che contraddice la storia e l’interesse stesso dell’Italia. Perché gli oriundi non sono un peso: sono un patrimonio. Portano con sé cultura, legami economici, turismo delle radici, nuove energie per territori svuotati dallo spopolamento. Secondo l’ENIT, ogni anno più di 7 milioni di discendenti italiani tornano nei borghi dei loro antenati. Portano vita, risorse, affetto. L’Italia di oggi ha bisogno di loro più di quanto loro abbiano bisogno dell’Italia. Questa battaglia non si ferma a una manifestazione. È un appello che attraversa i mari, le generazioni e le leggi. Oggi Piazza Italia è stata solo il punto di partenza. L’Italia vera – quella che non dimentica – era tutta lì. E ha già cominciato a camminare. #cittadinanza #italiana #italia #brasile #reggiocalabria ♬ suono originale - Luigi Palamara

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