Quattro ragazzi e una scalinata: l’Italia che non ti aspetti
Editoriale di Luigi Palamara
Reggio Calabria 2 giugno 2025. C’è poesia in una ruga spolverata con cura. C’è memoria. C’è il gesto semplice di chi, anche senza parole, restituisce dignità a un luogo che sembrava dimenticato. Una scalinata abbandonata alle erbacce è il palcoscenico. Il sole illumina tre figure chine sulla scalinata. Non è il Comune. Non è Castore. Non sono "volontari civici" ufficiali. Sono "extracomunitari" — parola dura, sbagliata, figlia di un’Italia che troppo spesso classifica prima di comprendere.
Eppure sono loro a pulire, a sistemare, a curare. Loro che forse non hanno ancora un passaporto tricolore, ma che quella scala, quella città, l’hanno fatta un po’ loro. Perché l’appartenenza non si misura coi timbri, ma con la presenza.
Ci interroghiamo su cosa significhi essere italiani, europei, cittadini. E nel frattempo, ci sono loro: ragazzi che agiscono, mentre noi ancora discutiamo su chi abbia diritto a sentirsi parte. Loro fanno. Noi, troppo spesso, guardiamo e giudichiamo.
Forse dovremmo ripartire da qui. Da questi piccoli gesti. Da chi non ha nulla da dimostrare eppure mostra tutto. La bellezza di un Paese non sta nei proclami, ma nei gradini spazzati, nei muri ripuliti, nei sorrisi che non chiedono documenti.
In un tempo in cui ci si distingue per colore, accento, provenienza, questi quattro ragazzi ci ricordano che l’unica vera patria è la cura. E che l’unico vero confine è quello che ci imponiamo di vedere.
L’Italia migliore, spesso, parla a bassa voce. Ma agisce forte.
Luigi Palamara
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