Impresa del Napoli a Torino. Un gol di testa di Koulibaly al 90' su corner battuto da Callejon stende la Juventus e riapre il campionato. A quattro partite dalla fine, la squadra di Sarri si riporta a un solo punto dai bianconeri.
Gli azzurri hanno fatto una gara aggressiva, pressando per lunghi tratti i bianconeri costretti a giocare in ripartenza e a sbagliare più del solito. Alla fine, ha vinto l'estetica del Napoli contro il pragmatismo della Juve.
LE SCELTE - Allegri schiera Buffon in porta; Howedes, Benatia, Chiellini e Asamoah in difesa. A centrocampo Khedira, Pjanic e Matuidi. Tridente d'attacco: Douglas Costa, Higuain e Dybala.
Sarri risponde con i suoi 11 titolarissimi: Reina in porta; Hysaj, Albiol, Koulibaly e Mario Rui in difesa. In mezzo al campo Allan, Jorginho e Hamsik. E i tre folletti davanti: Callejon, Mertens e Insigne.
IL MATCH - Allegri costretto subito ad un cambio in avvio per l’infortunio di Chiellini al 10'. Al suo posto Lichtsteiner.
È un primo tempo avaro di emozioni. Solo un palo colpito da Pjanic su punizione dal limite (deviato dalla barriera) e una parata di Buffon su un tiro-cross di Mario Rui. Partita bloccata. Da una parte la ragnatela del Napoli, dall'altra le (poche) fiammate della Juve in contropiede. Si va al riposo sullo 0-0.
SECONDO TEMPO - Nella ripresa la Juve si abbassa. Si schiaccia. Il Napoli prende campo. Buffon non deve compiere miracoli, ma il pallino è quasi sempre in mano agli uomini di Sarri. Fraseggio corto, tagli, sovrapposizioni. I bianconeri soffrono.

Alla fine, come capita spesso in partite di questo tipo, a decidere è un episodio, un calcio da fermo. È il 90esimo minuto: corner di Callejon, Benatia si perde Koulibaly che arriva come un fulmine e schiaccia di testa un pallone imparabile per Buffon. È festa Napoli. Il fortino Stadium è caduto. Il campionato è riaperto.
IL CALENDARIO - Nelle ultime quattro giornate la Juventus affronterà Inter, Bologna, Roma e Verona. Molto più agevole, sulla carta, il calendario del Napoli che se la vedrà con Fiorentina, Torino, Sampdoria e Crotone. In caso di arrivo a pari punti conterà la differenza reti: attualmente la Juve è a +58, il Napoli a +48. La corsa scudetto è più viva che mai.
GIUSTO COSÌ — È vero che la pagella di Buffon fino al 90’ è sostanzialmente ai confini del senza voto, ma è il Napoli che fa la partita fin dai primi minuti. Può essere comprensibile che la Juve stia bassa e speculi sui 4 punti di vantaggio, ma per troppo tempo rinuncia a ripartire, lasciando solo un Higuain già di suo in pessima serata. Nelle uniche occasioni in cui i bianconeri saltano il primo pressing magistralmente insegnato da Sarri, nascono il palo sulla punizione (deviata in barriera) di Pjanic, un’occasione per Higuain e una progressione insidiosa di Douglas Costa.
Troppo poco. La Juve si abbassa. Si schiaccia. Nel secondo tempo sembra quasi una provinciale. E non è un caso che Koulibaly bruci proprio quel Mehdi Benatia che era stato il pilastro su cui la Juve, orfana di Chiellini dopo 11’, stava portando a casa uno 0-0 preziosissimo. Che poi i bianconeri prendano gol di testa da una squadra che sulle palle inattive dovrebbero sovrastare, è un merito in più da attribuire al Napoli e al miglior difensore del campionato, proprio Koulibaly.
LA FORZA DEL GIOCO — Il Napoli la vince coi suoi principi, senza mai snaturarsi. La pressione alta tiene lontana la Juve, i difensori non si trovano mai uno contro uno coi vari Dybala e Douglas, anche loro in serata negativa. Anche in una partita in cui nessuno degli attaccanti incide, su tutti un Mertens in evidente flessione, Sarri la risolve con un difensore. E se la Juve, lo si dice da tempo, è inferiore sul piano del gioco collettivo, la dovrebbe vincere con le giocate dei suoi campioni. Che però si mettono tutti in coro per una stecca epica. E ora Allegri non può più sbagliare.
Napoli, Sarri: "Vittoria di un popolo. E il potere della Juve..."
Il tecnico dopo il trionfo dello Stadium: "E' una vittoria per la gente perché il Napoli è la squadra di un popolo non solo di una città. Per lo scudetto non cambia niente, Juve ancora davanti. Ora vorrei ritrovare la solita serenità a Castelvolturno"
Maurizio Sarri si presenta nel dopopartita compassato, quasi non sembra credere nell'impresa riuscita al suo Napoli. Inizia dicendo, "no, non è stata la partita perfetta. Ma un'ottima partita sì, perché venire qui e voler fare la partita e mettere la Juve nelle condizioni di giocare sulle ripartenze è difficile per tutti". Gli piace ripetere che la sua squadra è "cresciuta tantissimo, è cambiata anche la nostra mentalità altrimenti non avremmo potuto vincere qui". E a chi gli chiede se questa vittoria porterà fino al palazzo, come ripete ossessivamente la retorica sarrista, lui risponde così: "Noi fino al palazzo? Il palazzo presuppone che ci sia il potere. Vincere qui, intanto, è sempre stupendo, perché sono soddisfazioni che diamo ai nostri tifosi. Una soddisfazione enorme, ma dobbiamo essere anche lucidi nel dire che è una soddisfazione singola. Per tutto il resto cambia poco. Poi posso dirvi che la Juve dal punto di vista dei risultati rappresenta il potere, perché viene da sei campionati vinti consecutivi e sono in testa nel settimo. Sicuramente la Juve rappresenta per questo motivo il potere tecnico, ma secondo me anche qualche altro... Ma questa è una mia considerazione personale. E' la squadra simbolo, la più forte, contro cui chiunque vorrebbe vincere. E quando vinci ti dà soddisfazione".
LA GARA — Passo indietro, Sarri parla della partita: "Non abbiamo concesso niente, solo qualcosa sulle palle ferme. Ma nulla sugli sviluppi, e la vittoria è arrivata come logica conseguenza". E aggiunge: "Mi sembrava una bestemmia venire qui e cambiare un calcio che ci ha portato a questi livelli. C'era una mezza intensione di cambiare negli ultimi 25 minuti, ma poi la loro grande densità a centrocampo ci ha sconsigliato di fare un qualcosa che ci poteva mettere in mezzo".
LA CORSA SCUDETTO — Gli chiedono della corsa scudetto, e lui risponde: "Scudetto? Per ora mi sono divertito, abbiamo fatto contenta una tifoseria straordinaria come la nostra. Napoli è la squadra di un popolo, non solo di una città, e questo mi da grande soddisfazione. Poi la Juve è ancora avanti, e non cambia quasi niente: ha tutto ancora nelle proprie mani. Noi dobbiamo pensare solo alla prossima partita, senza volare: la Juve è davanti, ed è durissima. Il campionato è purtroppo ancora nelle loro mani, e la loro forza è straripante".
IL DITO MEDIO — L'ultima considerazione è sull'episodio che ha preceduto la partita, quando Sarri dall'interno del pullman ha rivolto un dito medio verso i tifosi. E lui precisa: "I tifosi della Juve non c'entrano niente. Ho risposto a un gruppo di persone che ci stavano sputando e insultando perché siamo napoletani. Io mai mi permetterei di fare un gesto a una persona solo perché tifoso della Juve. Ma queste persone non c'entrano niente con i tifosi della Juve, dentro lo stadio siamo stati accolti benissimo. Non c'entra niente la Juventus né i suoi tifosi".
L'ENTUSIASMO DELLA CITTÀ — Ora il compito più difficile per Sarri sarà arginare l'enorme entusiasmo che si riverserà sulla squadra dalla città: "Provate a tornare con noi a Napoli stasera e ve ne accorgerete - risponde secco ai giornalisti -. Io non potrò mai provare cosa abbiamo provato a Napoli prima di questa partita, è una cosa inspiegabile a chi non ha vissuto quei momenti. Ora dobbiamo trovare la solita serenità e normalità a Castelvolturno, ed è più probabile che ci scappi un allenamento più duro.
Il tecnico dopo il trionfo dello Stadium: "E' una vittoria per la gente perché il Napoli è la squadra di un popolo non solo di una città. Per lo scudetto non cambia niente, Juve ancora davanti. Ora vorrei ritrovare la solita serenità a Castelvolturno"
Maurizio Sarri si presenta nel dopopartita compassato, quasi non sembra credere nell'impresa riuscita al suo Napoli. Inizia dicendo, "no, non è stata la partita perfetta. Ma un'ottima partita sì, perché venire qui e voler fare la partita e mettere la Juve nelle condizioni di giocare sulle ripartenze è difficile per tutti". Gli piace ripetere che la sua squadra è "cresciuta tantissimo, è cambiata anche la nostra mentalità altrimenti non avremmo potuto vincere qui". E a chi gli chiede se questa vittoria porterà fino al palazzo, come ripete ossessivamente la retorica sarrista, lui risponde così: "Noi fino al palazzo? Il palazzo presuppone che ci sia il potere. Vincere qui, intanto, è sempre stupendo, perché sono soddisfazioni che diamo ai nostri tifosi. Una soddisfazione enorme, ma dobbiamo essere anche lucidi nel dire che è una soddisfazione singola. Per tutto il resto cambia poco. Poi posso dirvi che la Juve dal punto di vista dei risultati rappresenta il potere, perché viene da sei campionati vinti consecutivi e sono in testa nel settimo. Sicuramente la Juve rappresenta per questo motivo il potere tecnico, ma secondo me anche qualche altro... Ma questa è una mia considerazione personale. E' la squadra simbolo, la più forte, contro cui chiunque vorrebbe vincere. E quando vinci ti dà soddisfazione".
LA GARA — Passo indietro, Sarri parla della partita: "Non abbiamo concesso niente, solo qualcosa sulle palle ferme. Ma nulla sugli sviluppi, e la vittoria è arrivata come logica conseguenza". E aggiunge: "Mi sembrava una bestemmia venire qui e cambiare un calcio che ci ha portato a questi livelli. C'era una mezza intensione di cambiare negli ultimi 25 minuti, ma poi la loro grande densità a centrocampo ci ha sconsigliato di fare un qualcosa che ci poteva mettere in mezzo".
LA CORSA SCUDETTO — Gli chiedono della corsa scudetto, e lui risponde: "Scudetto? Per ora mi sono divertito, abbiamo fatto contenta una tifoseria straordinaria come la nostra. Napoli è la squadra di un popolo, non solo di una città, e questo mi da grande soddisfazione. Poi la Juve è ancora avanti, e non cambia quasi niente: ha tutto ancora nelle proprie mani. Noi dobbiamo pensare solo alla prossima partita, senza volare: la Juve è davanti, ed è durissima. Il campionato è purtroppo ancora nelle loro mani, e la loro forza è straripante".
IL DITO MEDIO — L'ultima considerazione è sull'episodio che ha preceduto la partita, quando Sarri dall'interno del pullman ha rivolto un dito medio verso i tifosi. E lui precisa: "I tifosi della Juve non c'entrano niente. Ho risposto a un gruppo di persone che ci stavano sputando e insultando perché siamo napoletani. Io mai mi permetterei di fare un gesto a una persona solo perché tifoso della Juve. Ma queste persone non c'entrano niente con i tifosi della Juve, dentro lo stadio siamo stati accolti benissimo. Non c'entra niente la Juventus né i suoi tifosi".
L'ENTUSIASMO DELLA CITTÀ — Ora il compito più difficile per Sarri sarà arginare l'enorme entusiasmo che si riverserà sulla squadra dalla città: "Provate a tornare con noi a Napoli stasera e ve ne accorgerete - risponde secco ai giornalisti -. Io non potrò mai provare cosa abbiamo provato a Napoli prima di questa partita, è una cosa inspiegabile a chi non ha vissuto quei momenti. Ora dobbiamo trovare la solita serenità e normalità a Castelvolturno, ed è più probabile che ci scappi un allenamento più duro.
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