Giuseppe Conte salirà al Colle alle 17.30. La comunicazione ufficiale del Quirinale arriva dopo la conferma sul suo nome di Lega e M5S per il conferimento dell'incarico da premier. Finisce così, salvo ulteriori colpi di scena, l'attesa per la formazione di un esecutivo giallo-verde. La convocazione di Mattarella ha comprensibilmente suscitato soddisfazione in casa Lega, con fonti di via Bellerio che assicurano: "Siamo pronti a partire". Esulta il leader grillino Luigi Di Maio: "Inizia la Terza Repubblica, l'avevo promesso"
Il 'curriculumgate' che solo ieri aveva investito Conte non ha quindi scalfito la fiducia riposta nel professore universitario, che in tarda mattinata aveva visto confermata ancora una volta l'investitura da parte dei vertici del Movimento. "Conte è e resta assolutamente il candidato premier del M5S e della Lega", aveva spiegato stamattina il capo politico grillino. Concetto ripetuto e poi ampliato dal capogruppo del Movimento al Senato Danilo Toninelli, che ai microfoni di '6 su Radio 1' rassicurava su come non ci fosse nessun ripensamento sulla designazione di Giuseppe Conte alla guida di palazzo Chigi: "Il professor Giuseppe Conte rimane il nostro candidato e della Lega. Conte - spiegava - ha alle spalle circa 17 milioni di voti che sono i cittadini italiani che ci hanno votato il 4 marzo. E non sarà certo una stupidaggine inventata relativa al suo curriculum a cambiare le cose. Sfido chiunque - diceva - a trovate scritto 'master' o 'specializzazione' in qualche università perché non lo ha scritto, lo trovate online".
"Il professor Conte - sottolineava ancora Toninelli - ha scritto 'perfezionamento degli studi', come fanno tanti nostri bravissimi ricercatori. Lui andava nelle università straniere per perfezionare e approfondire, non solo l'inglese giuridico, ma le materie specifiche delle università per le quali lavorava. È una brava persona, competente, seria, e penso che sarà un ottimo presidente del Consiglio di tutti gli italiani".
"Sono convinto - assicurava profetico il capogruppo al Senato - che oggi verrà dato l'incarico e finalmente tra pochi giorni potrà partire questo governo che sarà un governo politico".
Uno scenario molto diverso rispetto a quello prospettato solo stamattina da Emilio Carelli, neo deputato Cinquestelle ospite stamattina negli studi di Agorà, che alla domanda se Conte potesse saltare come candidato premier aveva risposto: "Non escludo questo, perché non sappiamo cosa succederà oggi".
In mattinata il Movimento era partito all'attacco del Capo dello Stato. Particolarmente dura la deputata M5S ed ex capogruppo e portavoce alla Camera Fabiana Dadone, che su Facebook si scagliava: "Mattarella che riflette dopo aver dato l'ok a ministri come Fedeli o Lorenzin e i rappresentanti UE che minacciano gli italiani stanno diventando il più grande volano all'antipolitica. La pazienza - avverte - è al limite, non giocate con la sofferenza delle persone, non ne avete il diritto!"
Un caso poi l'intervento, sempre su Facebook, di Alessandro Di Battista, giudicato "eversivo" da alcuni esponenti del Pd, Ceccanti in testa. "Il Presidente Mattarella - ha scritto l'esponente grillino - ha prestato giuramento di fedeltà alla Repubblica ovvero ai cittadini ai quali appartiene la sovranità. Per settimane, in una fase delicatissima dal punto di vista istituzionale, ha ricordato ai partiti politici le loro responsabilità. Per giorni ha insistito sull'urgenza di formare un governo nella pienezza delle sue funzioni. Ebbene, finalmente, una maggioranza si è formata, una maggioranza che piaccia o non piaccia al Presidente Mattarella o al suo più stretto consigliere, rappresenta la maggior parte degli italiani".
L'ex parlamentare 5 Stelle chiama in causa il Capo dello Stato e rimarca: "Sono gli italiani ad avere diritto ad un governo forte, un governo capace di intervenire, se necessario con la dovuta durezza, per ristabilire giustizia sociale. Un governo capace soprattutto di ristabilire un principio sacrosanto in democrazia: il primato della politica sulla finanza. Mi rendo conto che ristabilire questo principio possa far paura a qualcuno ma non dovrebbe intimorire chi ha l'onore di rappresentare l'unità nazionale".
"Il Presidente della Repubblica non è un notaio delle forze politiche ma neppure l'avvocato difensore di chi si oppone al cambiamento. Anche perché si tratterebbe di una causa persa, meglio non difenderla", insiste Di Battista, che in un post scriptum lancia un appello: "Invito tutti i cittadini a farsi sentire. Usiamo la rete, facciamo foto, video. È in gioco il futuro del Paese".
Stamina e curriculum, Conte nel mirino
Non ancora premier, già nel mirino della stampa estera e dell'opinione pubblica italiana. L'affaire Giuseppe Conte scuote la giornata politica del Bel Paese: con la partita dell'esecutivo alle sue ultime battute, a minare gli equilibri arrivano infatti i dubbi del New York Times sul curriculum del 'presidente del Consiglio in potenza' insieme al rituale fact checking di giornali e rete, che rispolvera il passato recente del professore, nel 2013 legale della famiglia della piccola Sofia, simbolo della vicenda Stamina.
NYT - Secondo il prestigioso quotidiano americano, Conte - nel curriculum pubblicato sul sito della Camera dei Deputati in occasione delle elezioni a componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa - avrebbe aggiunto una parte riguardante il perfezionamento degli studi presso la New York University, circostanza che non sembrerebbe invece risultare alla stessa università interpellata proprio dal cronista Jason Horowitz: "Giuseppe Conte, potenzialmente il prossimo leader italiano, ha scritto che 'perfezionò e aggiornò i suoi studi' alla New York University, ma, quando abbiamo chiesto, ci è stato risposto: "Una persona con questo nome non compare nei nostri archivi come studente o membro di facoltà".
Conte, ha replicato invece il M5S in una nota diffusa dall'Ufficio Comunicazione "non ha mai citato corsi o master frequentati presso quella Università. Quindi la stampa internazionale e quella italiana si stanno scatenando su presunti titoli che Conte non ha mai vantato!". Inoltre c'è uno scambio di mail, in possesso dell'Adnkronos, che proverebbe gli studi del professor Giuseppe Conte alla New York University.
SOCIAL JUSTICE GROUP - Quella scoperta dal New York Times non sarebbe però l'unica incongruenza presente sul curriculum. Secondo quanto verificato da Il Post, infatti, anche la voce 'Princiali incarichi scientifici' presenterebbe un'anomalia: se nel curriculum si legge infatti che Conte "è stato designato a far parte del Social Justice group istituito presso l'Unione Europea", Il Post fa notare che nell'Unione quest'organo non esiste.
"Nei primi anni Duemila - spiga Il Post - era invece attivo un collettivo di professori di varie università europee chiamato 'Social Justice in European Private Law' e definito con quel nome, che aveva pubblicato un Manifesto nel 2004. Martijn Hesselink, capo dei professori che ha coordinato la stesura del documento, ha detto al Post che Conte "non è stato membro del Social Justice Group che ha scritto, firmato e pubblicato il manifesto". Hesselink contesta anche la formula "designato" con cui Conte ha presentato la sua presunta collaborazione: "Il collettivo si è auto-costituito, nessuno è stato designato a farne parte". Da un libro universitario pubblicato nel 2009 sembra che Conte si sia limitato a firmare il manifesto un anno dopo la sua pubblicazione, assieme a una ventina di altri esperti".
INTERNATIONAL KULTURINSTITUTE - Un altro dubbio sul curriculum dell''aspirante' premier è stato poi sollevato dalla giornalista Jeanne Perego che, su Twitter, scrive: "Il prof. Giuseppe Conte ha perfezionato gli studi giuridici a Vienna, all'International Kulturinstitute. Che non esiste. Esiste, invece l'Internationales Kulturinstitute, che è una scuola di lingue".
STAMINA - A scuotere l'opinione pubblica è poi il ruolo di Conte nella vicenda Stamina. Nel 2013 il professore era infatti il legale della famiglia di Sofia, la bimba affetta da una malattia neurodegenerativa diventata simbolo proprio del 'metodo Vannoni'.
Come ha segnalato il Manifesto, Conte sarebbe stato tra i promotori di una fondazione creata appositamente durante il caso Stamina per sostenere la 'libertà di cura'. Si tratterebbe della fondazione 'Voa Voa', che fra i suoi primi beneficiari vedeva proprio la Fondazione Stamina di Vannoni.
"Giuseppe Conte non chiese alcun compenso professionale, fece tutto pro bono per aiutare la nostra famiglia. E la sua vicinanza alla nostra causa fu di natura solidaristica: si vuole far coincidere il suo rapporto con la nostra famiglia ad un appoggio a Stamina, ma è tutto un grande fraintendimento", ha però dichiarato all'Adnkronos Guido De Barros, papà della piccola Sofia, venuta a mancare a dicembre dopo la lunga battaglia che passò anche per i tentativi di cura con il controverso metodo Stamina.
"Il professor Conte - ha aggiunto De Barros parlando all'Adnkronos Salute - lo avevamo conosciuto all'indomani del ricorso al tribunale di Firenze, che non andò bene, attraverso amicizie comuni. Il suo intento è stato quello di fare in modo che Sofia riuscisse a ottenere quello che le era stato negato: ricordo che mia figlia, che è venuta a mancare a dicembre, era affetta da una malattia senza speranza di cura". De Barros precisa anche che Conte "non è fra i firmatari del comitato Voa Voa", che comunque "ha come intento quello di aiutare famiglie come la nostra e in nessuna parte sostiene il metodo Stamina".
"Uno dei cardini su cui Conte imperniò la sua difesa - prosegue il papà di Sofia - fu proprio l'assenza di cure alternative. Ma non ci sono argomenti utili ad affermare che lui supportava Stamina: la sua fu solidarietà verso la causa di una bambina con una patologia rara che non aveva soluzioni alternative. Il suo coinvolgimento con noi come famiglia è stata l'unica sua vera leva, non la volontà di partecipare a una crociata a favore di Stamina".
"Anche il comitato Voa Voa - conclude - ha messo nero su bianco la natura del nostro sforzo, e comunque Giuseppe Conte non è fra i suoi componenti. Personalmente penso si stia mettendo in atto una strumentalizzazione a regola d'arte e con Giuseppe ci siamo anche sentiti per inorridire insieme di questo".
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