COSENZA. I militari del Comando provinciale e del Gruppo Carabinieri Forestale hanno eseguito questa mattina un’ordinanza dispositiva di mi...
COSENZA. I militari del Comando provinciale e del Gruppo Carabinieri Forestale hanno eseguito questa mattina un’ordinanza dispositiva di misure cautelari reali e personali per il reato di “inquinamento ambientale”, emessa dal Gip presso il Tribunale Piero Santese, su richiesta del sostituto procuratore titolare dell’indagine Giuseppe Francesco Cozzolino, e del procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo, procedendo al sequestro preventivo dell’impianto di trattamento rifiuti liquidi speciali di proprietà della Consuleco srl e del depuratore comunale, entrambi ubicati in località Mucone del Comune di Bisignano (CS) e gestiti dalla medesima società.
Le indagini svolte congiuntamente dal Nipaaf Carabinieri Forestale di Cosenza e dalla Compagnia dei Carabinieri di Rende, mediante attività tecniche di intercettazioni e attività investigativa classica, hanno consentito di accertare che i due responsabili della Consuleco, amministratore e direttore generale - odierni destinatari della misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza – fornendo illecite direttive a 12 dipendenti della stessa ditta, anch’essi indagati, si sono resi responsabili del reiterato sversamento nel fiume Mucone di ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi - provenienti da numerosi siti industriali ubicati in Campania, Basilicata, Puglia, Sicilia e Calabria - e reflui fognari non correttamente trattati e depurati, cagionando la compromissione ed il deterioramento delle acque e del relativo ecosistema, con alterazione della composizione chimica, fisica e batteriologica, nonché dell’aspetto esteriore, del colore e dell’odore.
I dettagli dell’operazione sono stati illustrati in una conferenza stampa tenutasi presso il Comando provinciale dei Carabinieri di Cosenza, a cui ha partecipato il procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo, il sostituto procuratore Giuseppe Francesco Cozzolino, il comandante provinciale dei Carabinieri colonnello Piero Sutera, il comandante del Gruppo Carabinieri Forestale tenente colonnello Vincenzo Perrone, il comandante del Nipaaf maggiore Adolfo Mirabelli e il comandante della Compagnia di Rende, capitano Sebastiano Maieli.
In particolare, i rifiuti speciali venivano conferiti presso l’impianto di trattamento della Consuleco che avrebbe dovuto trattarli per ridurre il livello di elementi inquinanti entro i limiti previsti per poi conferirli in testa all’impianto di depurazione comunale di Bisignano dove avrebbero dovuto proseguire il trattamento previsto. Tale processo invece non avveniva in quanto gli approfondimenti investigativi, corroborati da 102 prelievi effettuati sul fiume Mucone, in prossimità dello scarico ed a diverse altezze della condotte fognarie e dell’impianto di trattamento rifiuti liquidi, hanno comprovato che gli indagati, tramite una condotta di bypass, utilizzata esclusivamente nelle ore notturne, scaricavano ingenti quantitativi di rifiuti liquidi, senza sottoporli a trattamento, direttamente nella condotta fognaria di scarico e quindi nelle acque del fiume Mucone, ove sono stati rilevati, come si evince dai campioni esaminati dall’Arpacal, livelli altissimi di elementi inquinanti, con concentrazioni anche superiori di 40.000 volte rispetto al limite di legge.
Anche le ispezioni condotte dai Carabinieri sulle sponde del fiume hanno consentito di evidenziare una coltre di schiuma torbida e scura che si estendeva sino a valle, nonché odori nauseabondi ed irritanti
Questa mattina, i militari dell’Arma hanno inoltre eseguito perquisizioni e sequestri di materiale probatorio, emessi dall’Autorità giudiziaria delegante, presso siti industriali ubicati nei Comuni di Taranto, Brindisi, Viggiano (Potenza), Motta Santa Anastasia (Catania), Gela (Caltanissetta), Crotone, Lamezia Terme (Catanzaro), Corigliano-Rossano (Cosenza) e Celico (Cosenza), siti che, sulla base di regolari contratti, conferivano i rifiuti presso la Consuleco di Bisignano.
A conclusione delle operazioni, come disposto dal Gip, un custode giudiziario assicurerà la continuità del processo depurativo del solo impianto comunale.