da Francesco Rasero Dalle Filippine allo Yemen, dalla Siria al Camerun: l’appello alla pace mondiale contro il Coronavirus, lanciato...
da Francesco Rasero
Dalle Filippine allo Yemen, dalla Siria al Camerun: l’appello alla pace mondiale contro il Coronavirus, lanciato dal segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, sta portando al cessate il fuoco in diversi conflitti.
«Si fermino le guerre e lascino spazio a una pace mondiale contro il Coronavirus». Sembrava l’ennesima invocazione altisonante destinata a restare inascoltata, uno di quegli appelli lanciati quasi per dovere istituzionale.
Invece, la richiesta a tutti i belligeranti per un cessate il fuoco globale, fatta da segretario generale dell’ONU António Guterres, sta diventando realtà in diversi angoli del pianeta, accolta favorevolmente nel nome della lotta al COVID-19.
Pace mondiale contro il Coronavirus, l’appello dell’ONU
Nei giorni scorsi, da New York, il portoghese António Guterres,segretario generale dell’ONU aveva lanciato questo appello per chiedere di deporre le armi e affrontare tutti la pandemia di Coronavirus.
Il nostro mondo si trova ad affrontare un nemico comune: COVID-19. Il virus non si preoccupa della nazionalità o dell’etnia, della fazione o della fede. Attacca tutto, senza sosta.
Nel frattempo, il conflitto armato infuria in tutto il mondo. I più vulnerabili -donne e bambini, disabili, emarginati e sfollati- pagano il prezzo più alto. Sono anche quelli che corrono il rischio maggiore di subire perdite devastanti a causa di COVID-19. Non dimentichiamo che nei paesi devastati dalla guerra i sistemi sanitari sono crollati. Gli operatori sanitari, già pochi, sono stati spesso presi di mira. I rifugiati e gli altri sfollati a causa di conflitti violenti sono doppiamente vulnerabili.
La furia del virus mette in luce la follia della guerra.
Ecco perché oggi chiedo un immediato cessate il fuoco globale in tutti gli angoli del mondo. È tempo di mettere il conflitto armato in isolamento e di concentrarsi insieme sulla vera lotta della nostra vita.
Alle parti in guerra, dico: ritiratevi dalle ostilità. Mettete da parte la diffidenza e l’animosità. Mettete a tacere i cannoni, fermate l’artiglieria, terminate gli attacchi aerei.
Tutto questo è fondamentale, per contribuire a creare corridoi per gli aiuti salva-vita; per aprire preziose finestre per la diplomazia; per portare la speranza in luoghi tra i più vulnerabili da COVID-19.
Porre fine alla malattia della guerra e combattere la malattia che sta devastando il nostro mondo: si comincia fermando i combattimenti ovunque. Ora.
Questo è ciò di cui la nostra famiglia umana ha bisogno, ora più che mai.
La richiesta accolta dai guerriglieri comunisti nelle Filippine
Uno dei primi gruppi ad accogliere le parole di Guterres è stato il Nuovo Esercito Popolare delle Filippine (NPA, Bagong Hukbong Bayan in filippino), formazione ribelle di ideologia marxista-leninista che dal 1969 conduce azioni di guerriglia in tutto il Paese asiatico.
“In risposta diretta all’appello del segretario generale delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco globale tra le parti in guerra, allo scopo comune di combattere la pandemia di Covid-19, il Comitato Centrale del Partito Comunista delle Filippine, ordina a tutti i comandi e le unità del Nuovo Esercito Popolare e alle milizie del popolo di osservare un cessate il fuoco a livello nazionale che avrà effetto a partire dalle 00:00 del 26 marzo 2020 alle 23:59 del 15 aprile 2020”, è il testo della dichiarazione ufficiale dei guerriglieri comunisti.
Segue un ordine chiaro alle proprie truppe: astenersi dal lanciare offensive tattiche, per dedicare tempo e opportunità a combattere il virus e per occuparsi della salute della popolazione, sia nelle aree urbane che in quelle extraurbane.
“Lo scopo di questo cessate il fuoco unilaterale è quello di assicurare efacilitare l’assistenza medica, sanitaria ed economica necessaria per contrastare l’attuale pandemia mondiale Covid-19 che ha colpito un numero crescente di filippini -prosegue il comunicato, in cui viene chiesta anche l’amnistia generale- Già prima delle delle dichiarazioni di quarantena e della repressione governative, comunque, le forze rivoluzionarie avevano già informato, addestrato e mobilitato la popolazione sul contrasto del Coronavirus”.
Nel Camerun occidentale scatta il cessate il fuoco
Anche la milizia separatista camerunense Socadef – Forze di Difesa del Camerun meridionale, ha annunciato l’avvio di un cessate il fuoco per due settimane, con sospensione di ogni ostilità per fare fronte alla pandemia COVID-19.
Lo riferiscono i siti Jeune Afrique e Journal du Cameroun, a cui il leader ribelle anglofono Ebenezer Akwangaha parlato di una tregua in vigore dal 29 marzo al 12 aprile in tutte le regioni dell’Ovest «per consentire l’assistenza umanitaria internazionale per la prevenzione del COVID-19».
Anche in questo caso, il cessate il fuoco è una risposta diretta all’appello del segretario generale Guterres.
Ad Akwanga si è unito Samuel Ikome Sako, presidente della Repubblica federale di Ambazonia, entità non riconosciuta tra Camerun e Nigeria, affermando che accetterà un cessate il fuoco monitorato a livello internazionale, nel quadro di una soluzione negoziata.
«Preghiamo la comunità internazionale di convincere Biya (il presidente del Camerun, ndr) a dare ascolto all’appello del capo dell’Onu», riporta il Journal du Cameroun.
Anche in Yemen l’appello alla pace mondiale contro il Coronavirus
Guterres, nelle sue dichiarazioni rese in settimana dopo l’appello alla pace mondiale per il Coronavirus, ha citato in particolare il caso dello Yemen, la più grande crisi umanitaria contemporanea: «Più di cinque anni di conflitto hanno devastato la vita di decine di milioni di yemeniti», ha sottolineato il segretario generale delle Nazioni Unite.
Pertanto, seppure non sia stato finora registrato alcun caso di COVID-19, la possibilità di un’epidemia minaccia il già fragile sistema sanitario del Paese, devastato dalla guerra.
Stando a cosa riportano i media internazionali, nelle scorse ore le parti in guerra avrebbero concordato il primo cessate il fuoco nazionale dal 2016.
L’Arabia Saudita, che sostiene anche militarmente il governo yemenita, ha parlato di “uno sforzo per proteggere lo Yemen dalla minaccia del Coronavirus, fermando ogni escalation militare per salvare la vita delle persone e affrontare la pandemia con responsabilità”.
Sull’altro fronte, l’agenzia Tasnim da Teheran riporta che Mohammed Ali al-Houthi, presidente del Comitato Supremo Rivoluzionario dello Yemen (Houti, filo-iraniano), ha affermato anch’egli di accogliere con favore l’appello del capo dell’Onu chiedendo al contempo «la revoca del blocco aereo e marittimo imposto allo Yemen dal regime saudita e dai suoi alleati di coalizione dall’inizio del 2015, per facilitare l’adozione di misure preventive contro l’epidemia di Coronavirus».
Ostilità sospese in Siria: “il sistema sanitario è già al collasso”
Pace nel segno della lotta al Coronavirus anche in uno dei fronti più caldi dei conflitti globali: la Siria.
Qui le Forze Democratiche Siriane(SDF), guidate dalla milizia curda YPG e già parte della coalizione impegnata contro lo Stato islamico, si sono impegnate a sospendere le loro operazioni militari nel nord-est del Paese, per dare modo a tutte le parti in guerra di affrontare il Coronavirus.
“Alla luce della continua minaccia rappresentata dalla pandemia di Coronavirus nel mondo intero, e in risposta all’appello del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, il Comando generale delle Forze Democratiche Siriane dichiara il suo impegno nel combattere il Coronavirus e dare una risposta efficace a questa situazione -è il comunicato diffuso dai combattenti curdi– Il COVID-19 è una minaccia globale, che sta mettendo tutti i sistemi sanitari del mondo a dura prova. Visto il crollo del settore sanitario e il deterioramento delle strutture a seguito della guerra, la situazione siriana non può sopportare ulteriori ostilità: qualsiasi rinnovo delle ostilità andrà a colpire le rimanenti infrastrutture sanitarie, accelerando così la diffusione del virus e aumentandone la letalità”.
Su questa base, il Comando dell’SDF ha chiesto a tutte le parti del conflitto siriano di astenersi da ogni iniziativa o azione militare e di impegnarsi immediatamente per una tregua umanitaria.
“Ci impegniamo a facilitare l’accesso degli operatori sanitari locali e internazionali a tutte le aree controllate dalle nostre forze e ci auguriamo che questo momento contribuisca ad aprire la porta al dialogo e alla soluzione politica, ponendo fine alla guerra in Siria e in tutto il mondo”.