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L’India sta bloccando centinaia di app cinesi

Marco Ciotola

Dopo il ban di TikTok, il Paese continua a bloccare decine di applicazioni al giorno, quasi tutte cinesi. I dettagli

L’India sta bloccando centinaia di app cinesi. Al ban di TikTok il Paese dell’Asia Meridionale sta facendo seguire tutta una serie di restrizioni per altre applicazioni, per la maggior parte realizzate da aziende cinesi.

Stando a diverse fonti interne, citate in primis dalla CNN, sarebbero nell’ordine di decine al giorno le piattaforme vietate, così come sarebbero centinaia le società cinesi sotto la lente dell’esecutivo di Nuova Delhi.

Per il momento il governo indiano ha vietato ufficialmente 107 app. 59 lo scorso mese per motivi di sicurezza nazionale, e altre 48 che sono praticamente cloni o varianti delle piattaforme fatte fuori dai primi ban.

Secondo quanto dichiarato da un funzionario del Ministero dell’elettronica e dell’informatica dell’India, nel divieto iniziale rientrano diverse app cinesi di spicco, tra cui la popolarissima TikTok.

L’India sta bloccando centinaia di app
Il tutto rientra nelle forti tensioni in corso sull’asse India-Cina, aumentate notevolmente a maggio nella regione himalayana del Ladakh, dove dissapori legati a questioni ormai storiche hanno portato fino quasi allo scontro tra eserciti.

Scontro che ha dovuto attendere solo un mese per andare davvero in scena, perché a metà giugno c’è stato un conflitto a fuoco per ragioni riguardanti il possesso dell’Aksai Chin, valle amministrata dalla Cina ma rivendicata dall’India.

Da allora le ostilità proseguono a colpi di ban e restrizioni, che attraversano ora il momento più intenso visto il ritmo con il quale da Nuova Delhi stanno procedendo a vietare sempre più piattaforme realizzate da aziende di Pechino.

Le ultime decisioni si fondano sul fatto che le nuove app sono praticamente cloni delle app già precedentemente vietate. Ma questo segnala comunque l’intento del governo indiano di seguire la linea durissima contro Pechino per quel che riguarda le questioni privacy e utilizzo dati.

I media indiani hanno riferito che sotto la lente governativa ci sono più di 250 altre applicazioni, tra cui il popolare gioco Battlegrounds, del colosso tech cinese Tencent, e AliExpress, piattaforma commerciale che fa capo ad Alibaba.

In più la settimana scorsa l’India ha vietato ai Paesi vicini di fare offerte per appalti pubblici, citando motivi che fanno un generico riferimento alla “difesa dell’India” e alla “sicurezza nazionale”. Molti non hanno fatto alcuna fatica a leggere le restrizioni come quasi del tutto mirate alla Cina.

Dall’altra parte Pechino respinge le campagna di tensione portata avanti da Nuova Delhi, e ha invitato apertamente l’esecutivo indiano a “salvaguardare i diritti e gli interessi legittimi degli investitori internazionali, comprese le società cinesi”:

“Il governo indiano dovrebbe creare un ambiente equo, giusto e non discriminatorio per la cooperazione economica e commerciale tra Cina e India”.

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