Reggio Calabria è ultima. La peggiore. La sfigata d’Italia, dicono le statistiche. Qualità della vita: zero spaccato. Ma le stat...
Reggio Calabria è ultima. La peggiore. La sfigata d’Italia, dicono le statistiche. Qualità della vita: zero spaccato. Ma le statistiche non sanno nulla del mare che riflette l’Etna, di quella luce che taglia il cielo sopra lo Stretto, e neanche di chi ancora cammina per queste strade. Quelli che restano. Quelli che resistono.
Reggio è sempre stata presa schiaffi e si è rialzata, come un pugile suonato che non sa smettere. Il terremoto del 1908, i moti degli anni ’70, le promesse mai mantenute, i sindaci che arrivano, cadono, e lasciano solo il vento. Eppure ogni tanto uno ci prova davvero, come Italo Falcomatà, che per un attimo ha fatto sembrare Reggio una città normale. Poi il tempo ha fatto il suo mestiere: ha spolpato la speranza e ci ha lasciato i conti in rosso, i ponti cadenti e i figli che se ne vanno, uno per uno, verso un Nord che li mastica e li risputa.
Oggi suo figlio, Giuseppe, ci riprova. Ma sembra più una battaglia contro la marea. Il futuro pesa sulle sue spalle come una valigia piena di sassi.
Eppure, tra il marcio e il caos, qualcosa si muove. Qualcuno si rimbocca le maniche. C’è chi pulisce le scale di via Giudecca abbandonate e dice: "Guarda com’è bella Reggio, sembra Lisbona." È una bellezza arrugginita, certo, ma è sempre bellezza. L’aeroporto finalmente porta gente dentro e fuori, anche solo per un giorno. Si stanno costruendo asili nido – non c’erano mai stati. Arrivano autobus elettrici, il Museo del Mare di Zaha Hadid diventerà presto realtà dopo anni di parole al vento, e persino il vecchio cinema Orchidea rinascerà. Piccole cose, forse, ma in questa città ogni piccola cosa è una rivoluzione.
Le classifiche non lo raccontano, ma Reggio è una città che non smette di sognare, anche quando il sogno è solo un miraggio. Forse non ci sarà mai il Ponte sullo Stretto, ma qui non si vive aspettando ponti. Si vive aspettando la prossima risalita, un altro pugno, un’altra alba sul mare. Reggio Calabria è ultima, ma non è finita.
Testo e voce narrante di Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
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@luigi.palamara Reggio Calabria, gli ultimi saranno i primi. Reggio Calabria è ultima. La peggiore. La sfigata d’Italia, dicono le statistiche. Qualità della vita: zero spaccato. Ma le statistiche non sanno nulla del mare che riflette l’Etna, di quella luce che taglia il cielo sopra lo Stretto, e neanche di chi ancora cammina per queste strade. Quelli che restano. Quelli che resistono. Reggio è sempre stata presa schiaffi e si è rialzata, come un pugile suonato che non sa smettere. Il terremoto del 1908, i moti degli anni ’70, le promesse mai mantenute, i sindaci che arrivano, cadono, e lasciano solo il vento. Eppure ogni tanto uno ci prova davvero, come Italo Falcomatà, che per un attimo ha fatto sembrare Reggio una città normale. Poi il tempo ha fatto il suo mestiere: ha spolpato la speranza e ci ha lasciato i conti in rosso, i ponti cadenti e i figli che se ne vanno, uno per uno, verso un Nord che li mastica e li risputa. Oggi suo figlio, Giuseppe, ci riprova. Ma sembra più una battaglia contro la marea. Il futuro pesa sulle sue spalle come una valigia piena di sassi. Eppure, tra il marcio e il caos, qualcosa si muove. Qualcuno si rimbocca le maniche. C’è chi pulisce le scale di via Giudecca abbandonate e dice: "Guarda com’è bella Reggio, sembra Lisbona." È una bellezza arrugginita, certo, ma è sempre bellezza. L’aeroporto finalmente porta gente dentro e fuori, anche solo per un giorno. Si stanno costruendo asili nido – non c’erano mai stati. Arrivano autobus elettrici, il Museo del Mare di Zaha Hadid diventerà presto realtà dopo anni di parole al vento, e persino il vecchio cinema Orchidea rinascerà. Piccole cose, forse, ma in questa città ogni piccola cosa è una rivoluzione. Le classifiche non lo raccontano, ma Reggio è una città che non smette di sognare, anche quando il sogno è solo un miraggio. Forse non ci sarà mai il Ponte sullo Stretto, ma qui non si vive aspettando ponti. Si vive aspettando la prossima risalita, un altro pugno, un’altra alba sul mare. Reggio Calabria è ultima, ma non è finita. Testo e voce narrante di Luigi Palamara Tutti i diritti riservati #vocenarrante #reggiocalabria #ultima #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal ♬ suono originale - Luigi Palamara