Una città che vomita menzogne di un ubriacone qualsiasi In questa città, le notizie non si danno. E quando non si danno, diven...
Una città che vomita menzogne
di un ubriacone qualsiasi
In questa città, le notizie non si danno. E quando non si danno, diventano loro stesse notizia. Un cortocircuito da quattro soldi, un paradosso per intrattenere gli idioti. Prendi un video – uno qualunque – che dice tutto quello che c’è da dire. Ma no, troppo facile. Lo rigirano, lo svuotano, lo rivendono. E alla fine ti ritrovi con un’interpretazione che è più falsa delle risate di un presentatore televisivo.
Fanno eroi di cartapesta, figurine squallide che non valgono neanche il prezzo di un biglietto per l’autobus. Intanto mettono alla gogna chi avrebbe avuto il buon gusto di stare al suo posto, senza clamore, senza rumore. Ma chi cazzo se ne frega di chi sta al suo posto? Non fa spettacolo. Non vende copie. Non tira fuori i click.
La verità è che da queste parti lo sappiamo tutti: c’è poco da dire e da fare. Lo sappiamo da secoli, lo sentiamo sotto la pelle come un prurito che non passa mai. Ma quando ti arriva addosso una non notizia, falsa, marcia, una roba che puzza di equivoco e di sudore freddo, allora ti viene solo da vomitare.
Questa città, questa dannata città, ha seppellito l’informazione libera da tempo. Non ci sono più giornalisti, solo servi. Fanno a gara a chi trova il padrone migliore, quello che paga più in nero o più in anticipo. Si passano la merda come un frisbee: di mano in mano, di bocca in bocca. Il tanfo è insopportabile, ma a loro non importa. È il gioco, bellezza.
Salutiamola, allora, la stampa libera. Quella vera. Non ne vedremo mai più. E nel frattempo, continuiamo a giocare con il frisbee. Ma tenetevi pronti a lavarvi le mani. E magari anche la faccia.
Testo e voce narrante di Luigi Palamara
Tutti I diritti riservati
Riferimenti a fatti o a persone realmente esistiti sono puramente casuali
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@luigi.palamara Una città che vomita menzogne di un ubriacone qualsiasi In questa città, le notizie non si danno. E quando non si danno, diventano loro stesse notizia. Un cortocircuito da quattro soldi, un paradosso per intrattenere gli idioti. Prendi un video – uno qualunque – che dice tutto quello che c’è da dire. Ma no, troppo facile. Lo rigirano, lo svuotano, lo rivendono. E alla fine ti ritrovi con un’interpretazione che è più falsa delle risate di un presentatore televisivo. Fanno eroi di cartapesta, figurine squallide che non valgono neanche il prezzo di un biglietto per l’autobus. Intanto mettono alla gogna chi avrebbe avuto il buon gusto di stare al suo posto, senza clamore, senza rumore. Ma chi cazzo se ne frega di chi sta al suo posto? Non fa spettacolo. Non vende copie. Non tira fuori i click. La verità è che da queste parti lo sappiamo tutti: c’è poco da dire e da fare. Lo sappiamo da secoli, lo sentiamo sotto la pelle come un prurito che non passa mai. Ma quando ti arriva addosso una non notizia, falsa, marcia, una roba che puzza di equivoco e di sudore freddo, allora ti viene solo da vomitare. Questa città, questa dannata città, ha seppellito l’informazione libera da tempo. Non ci sono più giornalisti, solo servi. Fanno a gara a chi trova il padrone migliore, quello che paga più in nero o più in anticipo. Si passano la merda come un frisbee: di mano in mano, di bocca in bocca. Il tanfo è insopportabile, ma a loro non importa. È il gioco, bellezza. Salutiamola, allora, la stampa libera. Quella vera. Non ne vedremo mai più. E nel frattempo, continuiamo a giocare con il frisbee. Ma tenetevi pronti a lavarvi le mani. E magari anche la faccia. Testo e voce narrante di Luigi Palamara Tutti I diritti riservati Riferimenti a fatti o a persone realmente esistiti sono puramente casuali #informazione #fakenews #reggiocalabria #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #servi #libertà #figurine ♬ suono originale - Luigi Palamara
