Silenzio che urla: Reggio Calabria e la coscienza civile per la Palestina
di Luigi Palamara
Nel tempo dell’indifferenza globale e delle guerre raccontate come rumore di fondo, a Reggio Calabria il 9 maggio 2025 ha avuto luogo qualcosa di profondamente diverso: un corteo silenzioso, scandito solo dai tocchi lenti e solenni di una campana. Un gesto forte nella sua essenzialità, capace di dare voce, proprio nel silenzio, a un dolore che attraversa confini e coscienze.
Partito dalla Chiesa di San Giorgio al Corso – luogo simbolo di memoria e spiritualità cittadina – il corteo ha percorso il cuore di Reggio lungo Corso Garibaldi, fino a giungere in Piazza De Nava. Nessuno slogan urlato, nessun clamore: solo passi, volti, bandiere e un dolore trattenuto che si è fatto testimonianza.
Piazza De Nava: parole che restano
La chiusura in Piazza De Nava è stata il momento più denso e partecipato. Qui si sono susseguiti interventi toccanti e incisivi: parole che hanno chiesto non vendetta, ma pace; non propaganda, ma verità. La voce dei giovani, delle donne, dei docenti, dei rappresentanti di associazioni civiche e religiose si è levata per chiedere uno stop immediato alla guerra, il cessate il fuoco in Palestina, il rispetto del diritto internazionale.
“Non possiamo essere neutrali davanti alla morte di civili, davanti ai bambini sepolti dalle macerie”, ha detto uno degli intervenuti. E quell’affermazione, semplice e feroce nella sua evidenza, è riecheggiata nella piazza come una preghiera laica e necessaria.
Organizzato dal Coordinamento Reggino Pro Palestina, il corteo non è stato solo una manifestazione, ma una pagina di etica civile. In una città spesso ferita da emergenze e ritardi, è emersa una Calabria che sa ancora mobilitarsi per valori universali. Una comunità che guarda a Gaza non con pietismo, ma con la forza di una solidarietà consapevole.
Il potere mite del popolo
In un’epoca dove la protesta spesso si confonde con lo scontro, Reggio ha scelto la forza mite del silenzio. Un silenzio che urla. Che interroga. Che chiama ciascuno, anche da lontano, a prendere posizione.
I miei spunti di riflessione. “Ci sono momenti in cui un popolo si riconosce in un’idea più grande di sé stesso: la giustizia”. “Quando la piazza è guidata dalla coscienza e non dalla rabbia, è lì che la politica dovrebbe inginocchiarsi per ascoltare”.
Il 9 maggio Reggio Calabria ha camminato in silenzio. Ma ha parlato con forza. E il suo messaggio, oggi, è più attuale che mai.
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