HA INCASSATO IL CORRISPONDENTE DI OLTRE 30 MENSILITÀ PENSIONISTICHE IN NOME DI UN SOGGETTO DECEDUTO, FRODANDO L’I.N.P.S. È sempre pi...
HA INCASSATO IL CORRISPONDENTE DI OLTRE 30 MENSILITÀ PENSIONISTICHE IN NOME DI UN SOGGETTO DECEDUTO, FRODANDO L’I.N.P.S. |
È sempre più elevata l’attenzione del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria nel serrato contrasto agli illeciti in materia di spesa pubblica, avuto particolare riguardo, tra gli altri, al fenomeno dell’indebita percezione di pensioni di vario genere.
Nello specifico, militari della Compagnia di Reggio Calabria hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione della misura cautelare reale del sequestro preventivo del profitto del reato emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Calabria – su proposta della locale Procura della Repubblica, diretta dal Procuratore Capo, dott. Giovanni Bombardieri – nei confronti di un soggetto reggino (A.S.M. cl’ 40), accusato di aver perpetrato plurime condotte di truffa aggravata ai danni di enti pubblici.
L’esecuzione dell’ordinanza di applicazione della misura cautelare patrimoniale in parola rappresenta l’epilogo di articolate e complesse investigazioni, coordinate dal Procuratore Aggiunto della Procura della Repubblica di Reggio Calabria dott. Gerardo Dominijanni, dirette dal Sostituto Procuratore della Repubblica, dott.ssa Paola D’Ambrosio e condotte dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Reggio Calabria.
In particolare, il soggetto in questione si è reso responsabile dell’indebita percezione di due diverse tipologie di pensioni di invalidità, tra il maggio 2016 e il novembre 2018 (per oltre 30 mensilità complessive), trattandosi di somme spettanti a un altro soggetto, risultato, tuttavia, deceduto proprio nel maggio 2016.
L’anticamera della circostanza in questione è costituita dal fatto che l’indagato aveva un libretto postale cointestato con il legittimo percettore degli emolumenti pensionistici; si trattava, nello specifico, proprio del libretto postale sul quale venivano accreditate le somme di natura previdenziale.
Attraverso tale stratagemma, ovvero anche tramite apposita carta collegata al libretto in questione, l’indagato aveva accesso diretto alla gestione delle disponibilità finanziarie del defunto.
In tale quadro, a partire dal maggio 2016, pur essendo a conoscenza del decesso del cointestatario del libretto postale in parola, l’indebito beneficiario ometteva di comunicare all’I.N.P.S. l’intervenuta dipartita, continuando così a percepire (ormai indebitamente) le somme pensionistiche in precedenza legittimamente spettanti all’altro soggetto, così finendo per attuare un preciso disegno criminose finalizzato a truffare l’ente pubblico nazionale preordinato alla previdenza sociale.
Tale condotta criminosa è stata costantemente ripetuta fino al novembre 2018, quando le Fiamme Gialle reggine, a seguito di ben mirate e fruttuose attività di osservazione, pedinamento e controllo, hanno osservato l’indagato prelevare delle somme dal libretto postale cointestato col soggetto deceduto presso un ufficio postale del capoluogo reggino.
A tal punto, durante tali attività di riscontro, il soggetto in questione è stato avvicinato dai militari, i quali hanno rinvenuto nella sua disponibilità diverse centinaia di euro in contanti, il libretto postale cartaceo in argomento, la carta di debito abbinata a tale libretto e il relativo codice P.I.N.: il tutto è stato conseguentemente posto sotto sequestro.
I successivi approfondimenti investigativi hanno consentito di gettare luce sull’intero quadro della truffa posta in essere dall’indebito percettore: lo stesso si sarebbe garantito una fonte illecita di guadagni per oltre 30 mesi, accaparrandosi somme non spettanti e complessivamente ammontanti a circa 30mila euro.
La gravità del quadro indiziario raccolto, nonché l’attualità della pericolosità delle condotte poste in essere dall’indagato, ha spinto i militari operanti a fornire all’Autorità Giudiziaria inquirente elementi idonei tali da far presumere sussistente la necessità di proporre al competente G.I.P. l’adozione del canale delle misure cautelari reali.
Analizzato l’intero scenario delineatosi nel corso dell’attività investigativa, concordando pienamente con il quadro di pericolosità prospettato dalla P.G., anche rispetto alle esigenze cautelari di natura reale, la Procura della Repubblica di Reggio Calabria richiedeva al G.I.P. presso il locale Tribunale l’applicazione della misura cautelare reale del sequestro preventivo del profitto del reato, pari a circa 30mila euro (da operarsi sui rapporti e le disponibilità finanziarie dell’indagato, nonché, in subordine, sui beni mobili e immobili di proprietà del medesimo, sino alla concorrenza del profitto), successivamente emessa dal Giudice competente e prontamente eseguita dai finanzieri reggini
Elevatissima verrà mantenuta l’attenzione dei finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, affinché incresciosi episodi della specie siano evitati o prontamente repressi.
La Guardia di Finanza opera costantemente a salvaguardia e a tutela del patrimonio – sia pubblico che privato –, dell’ordinata e civile convivenza sociale e della sicurezza pubblica, intesa anche in termini di sicurezza economico-finanziaria della collettività e dei singoli individui.