In un pittoresco paese chiamato Roccaforte del Greco, un giovane fanciullo di nome Luigi. Viveva per l'attesa dell'impor...
In un pittoresco paese chiamato Roccaforte del Greco, un giovane fanciullo di nome Luigi. Viveva per l'attesa dell'importante data del 16 agosto, la festa di Santu Roccu. Fin da piccolo, Luigi aspettava con fervore quell'evento che si ripeteva di anno in anno. L'emozione era palpabile, e l'attesa stessa era un piacere meraviglioso.
Fin dalle prime luci dell'alba, i petardi scoppiavano festosi, riempiendo l'aria di allegria. I passi affrettati, le voci animate delle persone risuonavano per le strade del paese. E lì, nel cuore di tutto quel trambusto, c'erano la mamma e il papà di Luigi, sempre presenti e premurosi. Lui, un piccolo sognatore con il cuore colmo di gioia. Quell'emozione, quell'entusiasmo, erano cose che non avrebbe mai dimenticato, forse mai più avrebbe ritrovato.
I primi giocattoli, l'abito nuovo, le scarpe eleganti. E poi, il primo amore, gli sguardi timidi ma intrisi di significato. Sembrava che tutto il mondo si fosse radunato in quel luogo. Null'altro contava, tutto semplicemente esisteva. La giornata scorreva in un turbinio di emozioni intense, mentre l'intero mondo giocava e sorrideva nella maestosa montagna di Roccaforte del Greco.
La banda musicale riempiva l'aria con le sue melodie festose, accompagnando la solenne processione. Lunghe passeggiate insieme agli amici di sempre, Melino, Ciccio, Desiano e Peppe. E poi, il pranzo, con i maccheroni e la succulenta carne di capra. Il profumo invitante del formaggio sprofondato nel ricco sugo. E infine, il primo sorso di vino, che scaldava l'anima. Nello sguardo di sua madre risplendeva un sorriso, mentre suo padre osservava con orgoglio. Tutto sembrava perfetto.
Ma oggi, tutto era diverso. Luigi avrebbe voluto che quel giorno non arrivasse mai, avrebbe voluto cancellarlo, farlo sparire. La sua mamma e suo papà non c'erano più. Il paese sembrava avvolto da una tristezza malinconica. Il cuore di Luigi piangeva, e i suoi sogni sembravano svaniti nel nulla.
Il vento della realtà soffiava forte per le strade del paese, spazzando via i ricordi come foglie al vento. Il gioco era finito. Perfino San Rocco, il santo venerato, non riusciva a riportare la stessa gioia di un tempo.
Le parole, per Luigi, erano come pietre. Pietre che lo colpivano in pieno volto, lasciando un segno indelebile. Il dolore era insopportabile, e solo il pianto sembrava attenuarlo. Le pietre che un tempo brillavano lungo il sentiero che portava a Giuverti ora non luccicavano più. Erano diventate pesanti, come un peso sulle spalle di Luigi. Le pietre che una volta riempivano le sue tasche, la sua mente e il suo cuore sembravano svanite nel nulla. E quelle pietre erano ciò che alimentava i sogni del bambino dagli occhi tristi che un tempo era stato.
Ma non poteva arrendersi. Sentiva dentro di sé un'ansia crescente, un'irrefrenabile voglia di ritrovarle, di riaccendere quella fiamma di meraviglia che lo aveva accompagnato per così tanto tempo. Così, con il fiatone e la vista offuscata dalle lacrime, si mise a correre, guidato dall'istinto.
E poi, come un luccichio che attira lo sguardo, le vide: erano lì, le pietre dei suoi sogni da bambino, ancora ad aspettarlo. Sembrava che sapessero che un giorno sarebbe tornato, come sempre. E Luigi, nel suo animo ancora bambino, si chinò a raccoglierle, sentendo il cuore colmo di emozione.
In quel momento, il tempo sembrava fermarsi. La magia di quel paese, di quella festa che un tempo era così piena di vita, risuonava ancora una volta dentro di lui. Luigi si sentì un bambino di Roccaforte del Greco, con il suo 16 agosto, piangendo e con il cuore pieno di tristezza, ma anche di speranza.
Niente era più come prima, era vero. Il dolore della perdita era una ferita che non avrebbe mai rimarginato del tutto. Ma i sogni, quei sogni innocenti e puri che avevano accompagnato Luigi per tutta la vita, non erano cambiati. Essi erano un faro luminoso, capace di riportarlo a quel tempo incantato, in cui tutto sembrava possibile.
Così, con le pietre della memoria tra le mani, Luigi si alzò e guardò avanti. Forse la festa non avrebbe più avuto la stessa brillantezza di un tempo, ma c'erano ancora piccoli tesori da scoprire, sorrisi da condividere e ricordi da creare.
E mentre la tristezza si stemperava nel suo animo, Luigi sentì che la sua missione era mantenere viva quella magia, quella speranza che la festa di Santu Roccu aveva portato nella sua vita. Avrebbe camminato per le strade del paese con un sorriso sulle labbra, portando nel cuore le pietre preziose dei suoi ricordi e con la determinazione di rendere ogni giorno un piccolo festeggiamento della vita stessa.
Così, mentre il sole tramontava sulle montagne di Roccaforte del Greco, Luigi si incamminò, pronto a scoprire nuovi tesori, a vivere ogni istante come un dono prezioso e a custodire gelosamente il suo bambino interiore, che non smetteva mai di sognare.
Attraversando le strade del paese, Luigi si accorse che il suo sorriso contagiava anche gli altri abitanti. La tristezza si allontanava dai loro occhi, sostituita da una scintilla di gioia riaccesa. Man mano che passava accanto alle case e alle botteghe, le persone lo salutavano con affetto, ricordandosi di quando lui stesso era solo un bambino, animato da una vivace curiosità.
Luigi sapeva che quel compito non era solo suo, ma di tutti i roccaforticiani. Dovevano proteggere quel tesoro che era la loro festa, preservando la tradizione e trasmettendo ai giovani il valore e la bellezza della vita comunitaria. Era un legame prezioso che andava al di là del singolo individuo, un legame che univa le generazioni passate, presenti e future.
La sua camminata lo portò fino alla cima della collina, dove si trovava la chiesa di Santu Roccu. Lì, di fronte alla statua del santo patrono.
Mentre Luigi si incamminava per le strade di Roccaforte del Greco, portando nel cuore le pietre preziose dei suoi ricordi, gli occhi tristi iniziarono piano piano a risplendere di una luce nuova. Era come se quelle pietre, simboli dei momenti più belli della sua infanzia, lo guidassero lungo un sentiero di rinascita.
Luigi si accorse che il paese, sebbene avesse perso parte della sua anima, nascondeva ancora tante meraviglie. Ogni angolo, ogni vicolo stretto, ogni muro di pietra aveva una storia da raccontare. Era solo questione di aprirsi agli incontri, di ascoltare le voci del passato che risuonavano ancora tra quelle mura antiche.
Così, Luigi decise di raccogliere quei frammenti di memoria che si manifestavano lungo il suo cammino. Parlò con gli anziani del paese, i custodi delle tradizioni e delle storie tramandate di generazione in generazione. Attraverso le loro parole, Luigi riuscì a ricreare un legame con il passato, a far rivivere le emozioni di un tempo.
Scoprì che le pietre del paese non erano solo materiali, ma custodivano anche il calore degli abbracci, le risate contagiose dei giochi di squadra, la solidarietà di una comunità unita. In ogni pietra, in ogni muro c'era una parte di quella gioia che un tempo aveva permeato il suo cuore da bambino.
Con il passare del tempo, Luigi riuscì a coinvolgere altri giovani del paese nella sua ricerca. Insieme, organizzarono piccoli eventi, riportando in vita le tradizioni che rischiavano di andare perdute. La festa di Santu Roccu tornò ad essere un momento di gioia e di unione, con giochi, musica e danze che riempivano le strade di risate e sorrisi.
Luigi capì che, sebbene la sua mamma e suo papà non fossero più presenti fisicamente, il loro spirito era ancora vivo in ogni pietra di Roccaforte del Greco. La loro presenza era palpabile in ogni angolo, in ogni festa, in ogni abbraccio caloroso della comunità.
Così, Luigi imparò che la vita è un continuo fluire di cambiamenti e che, anche se le cose non possono tornare esattamente come prima, c'è sempre la possibilità di trovare una nuova bellezza, di creare nuovi ricordi e di mantenere viva la magia dei sogni.
E mentre si immerse completamente nella vita del suo amato paese, Luigi realizzò che la vera ricchezza risiede nel cuore delle persone, nel legame che si crea tra loro e nella capacità di condividere le proprie emozioni. Le pietre preziose che aveva tanto amato da bambino erano solo un simbolo di quel legame eterno che nulla può cancellare.
E così, Luigi continuò il suo cammino, con la consapevolezza che, anche se la festa di Santu Roccu poteva portare con sé una tristezza legata alla mancanza dei suoi cari, era comunque un momento di connessione e di rinascita. Ogni anno, il 16 agosto, il suo cuore si riempiva di emozione, non solo per il ricordo delle feste passate, ma anche per l'opportunità di creare nuovi ricordi e di condividere la propria felicità con gli altri.
Continua ......
Luigi Palamara
Abstract della riedizione de Il Castello dei Sogni Incantati di Luigi Palamara