Le recenti vicende legate alla Reggina 1914 mettono in evidenza, una volta di più, l'ampia incertezza che caratterizza il sistema giudiziario italiano. In questo contesto, rimane imprescindibile considerare le responsabilità dei vertici dirigenziali, in particolare di Saladini e Cardona. Tuttavia, emerge una riflessione cruciale: penalizzare un'importante società sportiva rappresentativa di un intero territorio solleva questioni delicate. La squadra ha raggiunto persino i play-off, accarezzando la possibilità di promozione alla massima categoria nazionale, la Serie A.
Purtroppo, l'ombra delle scadenze mancate grava sulla squadra, mettendo a rischio la partecipazione al campionato di Serie B, guadagnato attraverso le prestazioni sul campo. Una distinzione tra le azioni dei dirigenti Saladini e Cardona e il destino sportivo della squadra sembra necessaria. L'idea di sanzionare i dirigenti per le loro azioni e al contempo garantire alla squadra la possibilità di partecipare al campionato ottenuto sul terreno di gioco emerge come una soluzione ragionevole.
È con rammarico che si apprende dell'irruzione di alcuni giornalisti?-tifosi del Brescia in città, con atteggiamenti che gettano fango non solo sulla tifoseria avversaria, ma sull'intera comunità cittadina. Questi episodi dimostrano che il cosiddetto "sciacallaggio" non conosce confini. La presenza di individui senza scrupoli, spesso compiaciuti da complici interni, contribuisce ad amplificare il disagio. Questo comportamento, senza dubbio, è ancor più deplorevole.
La palla è ora nelle mani del Consiglio di Stato, che è chiamato a pronunciarsi il 29 agosto 2023. La speranza è che venga fatta giustizia in modo veritiero ed equo. La Reggina, con le sue fatiche e impegno sul campo, merita la possibilità di partecipare alla Serie B. Al di là di ogni altra considerazione, è evidente che ciò che è in gioco non è solamente lo sport, ma anche l'essenza stessa del calcio: un'opportunità di dimostrare il proprio valore e di perseguire un sogno.
Luigi Palamara
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