Hai scambiato lucciole per lanterne. Si vede che non hai mai lavorato la terra. Quale fuoco appiccato era solo un modo per fare ...
Hai scambiato lucciole per lanterne. Si vede che non hai mai lavorato la terra. Quale fuoco appiccato era solo un modo per fare pulizia delle sterpaglie e non certamente un atto da incendiario o piromane. Averlo messo alla berlina è davvero inaccettabile. Possibile che nessuno si sia reso conto delle fandonie da te dette nel commentare il video. Non vi era nessun bosco, ma solo delle sterpaglie che limitano degli appezzamenti tutti lavorati. Un fuoco e un atto inesistente. Chi ha vissuto la campagna lo sa. Da bambini volevamo essere noi a mettere fuoco e divertirci.
Figurarsi se un nonno che fa il contadino come in questo caso "manda" il nipote a compiere un atto delinquenziale. Lo ha fatto solo per renderlo felice. Certo, a luglio e ad agosto è vietato, questa l'unica colpa. Invece tu da inguaribile tiktoker hai voluto spettacolarizzare e passare da eroe. Invece hai provocato solo dolore ad un bambino e ad un nonno che ama la terra e si spacca la schiena ogni giorno. Un nonno che passa il suo tempo con il nipote insegnandogli a vivere e a campare con la campagna.
Ancora una volta hai fatto flop. Hai reso un bambino e un nonno colpevoli, quasi fossero dei delinquenti. Non hai capito quanto amano la terra che li fa vivere.
Vergognati e vai a chiedere scusa a quel nonno e a quel bambino che hai segnato per tutta la vita. E' chiaro che chi vive in quella zona li ha identificati. Sei stato anche imprudente in questo senso. Finiscila di fare il tiktoker non è "cazzu lu toi" .... e men che meno fare il presidente della regione Calabria. Sei solo uno che spara cazzate in continuazione ... una mitragliatrice che va fermata. Parla con tuo fratello Mario e con tua sorella Annunziata .... punta il dito in quella direzione non in altre.
La riflessione
Nel contesto dell'era digitale, le parole possono avere un impatto, spesso travalicando i confini delle intenzioni e delle interpretazioni. Un recente episodio che ha coinvolto un bambino e un nonno calabresi ha dimostrato quanto le parole possano influenzare profondamente la percezione delle persone e dei fatti.
L'incidente ha avuto inizio con un video sui social, nel quale si vedeva il bambino accendere un fuoco in un terreno ricoperto di sterpaglie. Ciò che sembrava una semplice attività ludica per il bambino, è stato interpretato da molti come un atto incendiario, provocando indignazione e condanna.
Il nonno e il bambino sono profondamente legati alla terra, una terra che amano e rispettano. L'accensione del fuoco era un modo per pulire il terreno da sterpaglie in un periodo vietato dalla legge, e non certo un atto malevolo. Questo spettacolo di affetto per la terra e di trasmissione di valori generazionali è stato, tuttavia, distorto dall'interpretazione pubblica iniziale.
È importante sottolineare che i social media, come il video TikTok menzionato nell'articolo, possono amplificare in modo esponenziale la portata di qualsiasi evento. Le parole e le immagini possono essere facilmente sottoposte a interpretazioni errate o eccessivamente semplificate, creando così un contesto completamente diverso rispetto alla realtà.
Vi è la tendenza a drammatizzare e sensazionalizzare gli eventi per ottenere maggiore visibilità. Questo, a sua volta, può portare a un giudizio affrettato e a una dannosa demonizzazione delle persone coinvolte.
Un appello alla riflessione è rivolto a Occhiuto, invitato a prendere in considerazione il potere delle sue parole e immagini nel plasmare la percezione pubblica. Invece di spettacolarizzare e condannare, Occhiuto potrebbe adottare un approccio più responsabile, cercando di comprendere le sfumature dietro ogni situazione prima di giudicarla.
L'episodio serve da esempio per ricordare quanto sia fondamentale valutare attentamente le parole che si utilizzano e le interpretazioni che possiamo dare agli eventi. La comprensione e lo studio possono contribuire a evitare travisamenti dannosi e a costruire un dialogo più costruttivo e rispettoso.
Luigi Palamara