Caro Francesco Quattrone, da oggi inizi a rifarti una vita con quello che hai in tasca, 372 euro.
Tutto inizia così ....Era una giornata di lavoro come tante. Rientro al Ristorante "L'arca di Joli" e noto una decina di persone all'interno del locale, uomini della DIA, che mi aspettavano. Ero appena andato in banca a versare soldi per dei pagamenti.
Mi dicono brutalmente: "da oggi tutto è confiscato. Lei non avrà più nulla."
Mi fanno svuotare le tasche e contare i soldi. Ho 372 euro. " Ecco con questi soldi dovrà ricominciare a rifarsi una vita".
Tutta la vita dell'imprenditore reggino Francesco Quattrone viene stravolta .. I giorni successivi vissuti in modo quasi surreale. Un viaggio da Reggio Calabria a Gioia Tauro con la testa fuori del finestrino. Quasi a cercare l'aria. Quell'aria che la Giustizia ha improvvisamente reso pesante e insopportabile.
Passano gli anni e nonostante l'assoluzione nel processo penale, i beni confiscati rimangono allo Stato. Abbandonati e senza più un futuro. Muore così tutto ciò che ha creato Francesco con sacrifici e duro lavoro insieme alla sua famiglia... e adesso? Solo proteste pacifiche e a raffica, ma niente cambia.
Quasi invisibile nel manifestare il suo disagio verso un'ingiustizia e la richiesta di una Giustizia Giusta.
Intanto siamo arrivati al secondo giorno che vede Francesco incatenato davanti la Corte d'Appello di Reggio Calabria in attesa di risposte. Intorno però tutto tace, solo la lentezza della Giustizia si fa sentire come il primo freddo di questo autunno ... primaverile.
Questa è la storia di un imprenditore calabrese che, nonostante le avversità, lotta per rinascere, chiedendo risposte davanti alla stessa istituzione che ha sconvolto la sua vita. La sua determinazione e le proteste pacifiche rappresentano una voce contro le ingiustizie, un grido che cerca di rompere il silenzio di un sistema che spesso sembra dimenticare la sua promessa di giustizia per tutti.
Luigi Palamara
Reggio Calabria 14 ottobre 2023
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