Alle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, con l’ausilio dello Squadrone Eliportato “Cacciatori” Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari in carcere e agli arresti domiciliari, nei confronti di numerose persone indiziate, allo stato il procedimento è in fase di indagini preliminari e fatte salve diverse valutazioni nelle fasi successive, a vario titolo dei reati di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni e armi.
Le indagini hanno permesso di ricostruire dinamiche e assetti di un’articolazione di ndrangheta facente capo ad una “locale” operante nel territorio del comune di Reggio Calabria, ricostruendone l’imposizione del controllo del territorio ed un diffuso sistema estorsivo nonché la gestione occulta di diverse imprese.
I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che il Dott. Giovanni Bombardieri terrà alle ore 10:00 presso questo Comando Provinciale Carabinieri.
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@luigi.palamara REGGIO CALABRIA: OPERAZIONE DELLA DDA. ARRESTATI DAI CARABINIERI 12 SOGGETTI INDIZIATI DI ASSOCIAZIONE MAFIOSA, ESTORSIONE E TRASFERIMENTO FRAUDOLENTO DI VALORI E ARMI. Nella mattinata di oggi 27 maggio, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, con l’ausilio dello Squadrone Eliportato “Cacciatori” Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione, nell’ambito dell’operazione denominata “Arangea”, ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari in carcere nei confronti di 11 persone e una ai domiciliari, indiziati, a diverso titolo, allo stato del procedimento è in fase di indagini preliminari e fatte salve diverse valutazioni nelle fasi successive, dei reati di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni ed armi. Le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria sotto le direttive della Procura della Repubblica, eseguite sia con le classiche tecniche investigative, ma anche con i più moderni strumenti d’intercettazione hanno permesso di ricostruire dinamiche e assetti dell’articolazione di ndrangheta facente capo alla “locale” operante nel territorio del quartiere Arangea, ricostruendone l’imposizione del controllo del territorio ed un diffuso sistema estorsivo nonché la gestione occulta di diverse imprese economiche. Allo stesso modo, sono state ricostruite le dinamiche riorganizzative interne attivatesi per colmare i vuoti di potere determinati dall’arresto di elementi di vertici avvenuti nel periodo dell’attività. Le fasi della riorganizzazione trovano perfetta aderenza con l’ordinamento della ‘ndrangheta già emerso nell’indagine Crimine, nella cui sentenza viene riportata la definizione di “locale” e “doti”, nonché l’esistenza anche del c.d. “banco nuovo”, termine con il quale i vertici dell’ndrangheta intendevano la riorganizzazione delle cariche all’interno del locale. Il dato in questione viene attualmente riscontrato in questa indagine e più nello specifico quando l’arrestato Demetrio PALUMBO intendeva operare tale riorganizzazione in seno al locale di Arangea coinvolgendo Sebastiano PRATICÒ, già condannato in via definitiva proprio nel processo “Crimine”, ove lo stesso veniva riconosciuto partecipe della cosca operante nella zona sud di Reggio Calabria e ricopriva una carica di livello provinciale quale rappresentante del mandamento di Reggio Calabria. L’attività ha poi registrato il perseverare delle condotte da parte di indagati, già condannati in via definitiva per il reato di associazione mafiosa, dopo una lunga militanza in seno alla cosca, in quella cosca abbia fatto carriera e, forte del carisma criminale, scalando la scala delle doti più elevate, abbia conquistato i vertici della compagine mafiosa e un rispetto da parte dei sodali e delle altre organizzazioni criminali che gli ha consentito di continuare ad operare, con ruolo apicale, nell’interesse del sodalizio. Altri sodali, seppur con ruolo subordinato, manifestavano una perseveranza partecipativa di pericolosa dedizione che si ricava dal ripetersi di condotte delittuose e dai riferimenti alla convita adesione alle regole di ndrangheta nonché alla necessità di controllo del territorio che si concretizza nell’esecuzione di vari episodi estorsivi finalizzati a garantire alla cosca il comando dell’area di competenza. La compagine criminale, che disponeva anche di armi illegalmente detenute, attraverso il modus operanti caratteristico delle associazioni di tipo mafioso poneva in essere un controllo sistematico delle attività commerciale e dei cantieri edili con l’obiettivo di trarre ingiusti profitti per gli associati. Le vicende registrate offrono uno spaccato della realtà reggina ove gli imprenditori sono perfettamente a conoscenza del fatto che, ancor prima di intraprendere un lavoro, devono darne preventiva comuni
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