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MENO MALE CHE CI SEI TU


Ti alzi e pensi di continuare a sognare. Per le strade tanta gente, una città in movimento.
Marciapiedi inaccessibili, cartacce ovunque. Non sembra certo una città amata e curata. Automobilisti impazienti e quasi violenti. Ti sfiorano, rischiano di farti del male e nervosamente accelerano allontanandosi. Correndo verso quel mondo sempre meno reale e sempre più inospitale. Una fretta non proporzionale al da farsi, un'ansia di vivere che ti porta solo a sopravvivere.
Respiro profondamente e assaporo il fresco-umido di una giornata di aprile, godo di quell'aria pulita, mi riporta nel mio Aspromonte.

Osservo una vecchia signora che sola con la sua busta di plastica in mano mi precede nel suo camminare incerto e solitario. Chissà se a casa ci sarà qualcuno ad aspettarla. Intanto intorno il caos aumenta, macchine in fila davanti ad un semaforo. Automobilisti solitari nel loro abitacolo che attendono nervosamente mentre qualcuno ti chiede l'elemosina. Allunga la mano e ti manda una benedizione (maledizione), un gesto talmente rituale che oramai non lo vedi neanche più.
Ci siamo talmente abituati a non vedere gli altri che la percezione di noi stessi si proietta in altro. Altro che spesso coincide col niente. Con l'arroganza di essere a tutti i costi. Gli altri sono NESSUNO. Ognuno per se. Tutti per nessuno.

Ci siamo dimenticati di come davvero si possa vivere la collettività, amare il prossimo. Poi ti ritrovi a parlare con chi dell'arroganza e della faziosità ne ha fatto la sua maschera, la sua vita. Una vita schifosa, viscida. Una serpe strisciante che prova la sensazione della vita solo quando riesce a mordere.

Ci tratteniamo a stento, è solo una serpe sdentata e senza altri morsi velenosi a sua disposizione. Ci fa pena e la lasciamo strisciare. Evitiamo di schiacciarla farebbe troppo rumore e sporcherebbe il terreno.
Quello che sono gli altri è il nostro obiettivo, sempre distante da noi. Gli altri ci riempiono di cattivi pensieri, di odio, di invidia, di rancore. Alla fine non ne resterà neanche uno.

A noi piace sognare, volare sopra le nuvole, rimanendo con i piedi per terra, legati alle nostre radici. Alle nostre sofferenze. Alle nostre emozioni. Al nostro essere. Con dignità, orgoglio e soprattutto umiltà. Viviamo con quel poco che Dio ci offre ogni giorno. Con il minimo indispensabile per la sopravvivenza.
Crediamo in un futuro migliore, un futuro che ci emozioni, ci faccia battere il cuore. Dire alla persona che ami "meno male che ci sei tu" è come sentire scorrere il sangue nelle vene, sentirsi appagato e in equilibrio con il mondo intero.

Ci piace dire ciò che davvero pensiamo e non quello che vorresti sentirti dire. Percorriamo la strada della nostra vita con lo sguardo fiero, guardando in faccia chiunque.
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Luigi Palamara

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