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Informazione neutrale e imparziale: il vero baluardo della conoscenza


Nell'era digitale soffocata da una marea di narrazioni parziali e schierate, l'aspirazione a un'informazione obiettiva diventa sempre più urgente. Troppo spesso, l'informazione è strumentalizzata, manipolata per soddisfare un'agenda piuttosto che per illuminare la verità.

Contrariamente ai "cani da guardia della democrazia", alcuni media diventano solamente pedine nelle mani dei loro proprietari, rimbalzando come cagnolini il "frisbee" delle loro intenzioni. È un odio per i servi alla ricerca di nuovi padroni, così come per i lettori che diventano fan invece di scrutare criticamente la realtà che li circonda, accontentandosi di ciò che amano leggere piuttosto che ciò che è vero.

In un'epoca in cui la verità sembra scolorirsi tra le sfumature delle storie partigiane, un richiamo all'esempio di Dante emerge come un faro. Il suo interrogativo sulla testimonianza della verità, raccontato nel passaggio della Divina Commedia, è di risonante attualità. Dante, giunto in Paradiso, temeva le conseguenze di raccontare ciò che aveva visto nell'inferno. Tuttavia, comprendeva che la sua esperienza non aveva senso se non diventava testimone di quella verità.

Il confronto con la moderna situazione dell'informazione è evidente: il compito dei giornalisti, come dei lettori, non è altro che essere testimoni della verità, al di là delle proprie inclinazioni o preferenze. Questo richiede un impegno incessante verso un giornalismo equilibrato, neutrale e veritiero, un faro in un mondo spesso offuscato dalla distorsione della realtà.


Dante, il più grande giornalista di sempre.

Mi piace parlare di sogni, di emozioni. Anacronistico? Chissenefrega.

Odio l'informazione di parte. Schierata palesemente. Tutto diventa strumentale a. Altro che cane da guardia delle democrazia. Cagnolini che riportano indietro il frisbee del padrone di turno. Odio i servi alla ricerca di nuovi padroni. E' ancora più odioso il lettore che diventa fan e non guarda oltre, compiacendosi e specchiandosi nelle cose che gli piace vedere scrivere e non leggerle.

"Oggi ho incontrato i giornalisti e ho raccontato loro un passo della Divina Commedia, quello in cui Dante, arrivato in Paradiso, chiede al suo trisavolo consiglio su quello che dovrà raccontare una volta tornato tra gli uomini. Teme che se dirà tutte le cose che ha visto all'inferno potrà diventare vittima di rappresaglie, ma se non dirà quello che ha visto, questo viaggio cosa l'ha fatto a fare?...bisogna essere testimoni di verità".. Italo Falcomatà

Dante Alighieri il più grande "giornalista" di tutti i tempi. Altro che mezze cartucce dall'inchiostro "simpatico".

Luigi Palamara 

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