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Avvocato Giacomo Iaria: Omicidio Bellocco: quando la giustizia dimentica le vittime di serie B


Reggio Calabria, l'avvocato Giacomo Iaria solleva una questione spinosa: esistono vittime di serie A e vittime di serie B? Difendendo la madre e un fratello di Antonio Bellocco, ucciso con 21 coltellate di cui 6 al cuore da Andrea Beretta, capo ultrà dell'Inter, Iaria denuncia un trattamento giudiziario che sembra variare a seconda della vittima.

ANTONIO Bellocco, erede di una nota famiglia di Rosarno, aveva cercato di distaccarsi dal contesto criminale trasferendosi a Milano. Tuttavia, la sua morte violenta, avvenuta all'interno di un'auto, ha sollevato interrogativi sulla gestione del caso. Nonostante la brutalità dell'omicidio, con 11 coltellate letali al cuore e al collo, alcune aggravanti come la crudeltà e la premeditazione non sono state contestate.

Iaria sottolinea, in questa intervista in esclusiva insieme all'Avvocato Antonella Modaffari, come, in aula, la richiesta di integrare il capo d'imputazione con queste aggravanti sia stata respinta, con la motivazione di rispettare le garanzie dell'imputato. Una decisione che l'avvocato percepisce come una disparità di trattamento, suggerendo che, se la vittima non fosse stata associata a un contesto mafioso, la giustizia avrebbe agito diversamente.

Il caso solleva una riflessione più ampia sulla giustizia italiana e sulla percezione delle vittime. È accettabile che la storia personale di una vittima influenzi l'approccio giudiziario? La legge dovrebbe essere imparziale, garantendo equità a prescindere dal passato della vittima.

In un sistema giuridico che si vanta di equità e imparzialità, episodi come questo mettono in discussione tali principi. La giustizia non può permettersi di avere due pesi e due misure. Ogni vittima merita rispetto e ogni crimine una valutazione equa, senza pregiudizi o discriminazioni.

VIDEO INTERVISTA



*La riflessione del cronista.

Due pesi e due misure: quando la giustizia perde il senso dell’equilibrio.

Il caso dell’omicidio di Antonio Bellocco ci riporta con forza a una questione che non possiamo più permetterci di ignorare: esistono davvero vittime di serie A e vittime di serie B? Quando un processo penale, in presenza di 21 coltellate inflitte con premeditazione e crudeltà, viene incanalato su binari privi delle aggravanti che la legge stessa prevede, è lecito porsi delle domande.

Mi chiedo – e con me dovrebbero chiederselo tutti coloro che ancora credono nella funzione nobile della giustizia – quale sia oggi il ruolo della parte civile in un processo. Se chi rappresenta la vittima viene quasi percepito come un elemento di disturbo, allora c’è qualcosa che non torna. Se le garanzie, che ogni giorno difendiamo con fatica nelle aule di giustizia, diventano uno scudo per evitare l’accertamento pieno della verità, allora siamo davanti a un corto circuito.

La giustizia non può avere il timore di affrontare fino in fondo le proprie responsabilità, né può piegarsi a letture ideologiche o preventive. Non si può considerare il passato giudiziario della famiglia della vittima come una variabile che ridimensiona la gravità del fatto. La violenza resta violenza. E il sangue versato pesa, sempre.

Perché se cominciamo a giustificare l’ingiustificabile, se scegliamo il silenzio invece della chiarezza, allora tradiremo la fiducia che i cittadini – tutti, senza distinzioni – ripongono nella giustizia. E non possiamo permettercelo.

— *Luigi Palamara*
@luigi.palamara Avvocato Giacomo Iaria: Omicidio Bellocco: quando la giustizia dimentica le vittime di serie B Reggio Calabria, l'avvocato Giacomo Iaria solleva una questione spinosa: esistono vittime di serie A e vittime di serie B? Difendendo la madre e un fratello di Antonio Bellocco, ucciso con 21 coltellate di cui 6 al cuore da Andrea Beretta, capo ultrà dell'Inter, Iaria denuncia un trattamento giudiziario che sembra variare a seconda della vittima. ANTONIO Bellocco, erede di una nota famiglia di Rosarno, aveva cercato di distaccarsi dal contesto criminale trasferendosi a Milano. Tuttavia, la sua morte violenta, avvenuta all'interno di un'auto, ha sollevato interrogativi sulla gestione del caso. Nonostante la brutalità dell'omicidio, con 21 coltellate letali al cuore e al collo, alcune aggravanti come la crudeltà e la premeditazione non sono state contestate. L'Avvocato Giacomo Iaria sottolinea, in questa intervista in esclusiva, come, in aula, la richiesta di integrare il capo d'imputazione con queste aggravanti sia stata respinta, con la motivazione di rispettare le garanzie dell'imputato. Una decisione che l'avvocato percepisce come una disparità di trattamento, suggerendo che, se la vittima non fosse stata associata a un contesto mafioso, la giustizia avrebbe agito diversamente. Il caso solleva una riflessione più ampia sulla giustizia italiana e sulla percezione delle vittime. È accettabile che la storia personale di una vittima influenzi l'approccio giudiziario? La legge dovrebbe essere imparziale, garantendo equità a prescindere dal passato della vittima. In un sistema giuridico che si vanta di equità e imparzialità, episodi come questo mettono in discussione tali principi. La giustizia non può permettersi di avere due pesi e due misure. Ogni vittima merita rispetto e ogni crimine una valutazione equa, senza pregiudizi o discriminazioni. *La riflessione del cronista. Due pesi e due misure: quando la giustizia perde il senso dell’equilibrio. Il caso dell’omicidio di Antonio Bellocco ci riporta con forza a una questione che non possiamo più permetterci di ignorare: esistono davvero vittime di serie A e vittime di serie B? Quando un processo penale, in presenza di 21 coltellate inflitte con premeditazione e crudeltà, viene incanalato su binari privi delle aggravanti che la legge stessa prevede, è lecito porsi delle domande. Mi chiedo – e con me dovrebbero chiederselo tutti coloro che ancora credono nella funzione nobile della giurisdizione – quale sia oggi il ruolo della parte civile in un processo. Se chi rappresenta la vittima viene quasi percepito come un elemento di disturbo, allora c’è qualcosa che non torna. Se le garanzie, che ogni giorno difendiamo con fatica nelle aule di giustizia, diventano uno scudo per evitare l’accertamento pieno della verità, allora siamo davanti a un corto circuito. La giustizia non può avere il timore di affrontare fino in fondo le proprie responsabilità, né può piegarsi a letture ideologiche o preventive. Non si può considerare il passato giudiziario della famiglia della vittima come una variabile che ridimensiona la gravità del fatto. La violenza resta violenza. E il sangue versato pesa, sempre. Perché se cominciamo a giustificare l’ingiustificabile, se scegliamo il silenzio invece della chiarezza, allora tradiremo la fiducia che i cittadini – tutti, senza distinzioni – ripongono nella giustizia. E non possiamo permettercelo. *Luigi Palamara Lasciate i vostri commenti. #antoniobellocco #giacomoiaria #antonellamodaffari #milano #rosarno #reggiocalabria #processo #partecivile #antoniamodaffari #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal ♬ suono originale - Luigi Palamara

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