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Referendum, la CGIL ci prova anche a Reggio Calabria. Ma il quorum è un miraggio

Referendum, la CGIL ci prova anche a Reggio Calabria. Ma il quorum è un miraggio

di Luigi Palamara


Reggio Calabria 13 aprile 2025. A Reggio Calabria, come in molte piazze d’Italia, la CGIL si è armata di gazebo e volantini. Obiettivo: convincere i cittadini a votare l’8 e 9 giugno ai referendum su lavoro e cittadinanza. È la solita battaglia di principio, con il sindacato che – tra un appello alla dignità del lavoro e un richiamo alla Costituzione – cerca di rimettere al centro del dibattito temi che, per la politica, sembrano ormai materia da convegno e poco più.

Cinque i quesiti, tutti figli di una visione che punta a ridurre la precarietà e a estendere i diritti: dal reintegro in caso di licenziamento illegittimo alla stretta sui contratti a termine, fino alla cittadinanza dopo cinque anni di residenza. Tutto sacrosanto, sulla carta. Ma c’è un piccolo dettaglio: il quorum.

Difficile da raggiungere, quasi impossibile. Perché giugno è tempo di mare, non di urne. Perché il governo ha deciso di tenere il referendum separato dalle amministrative, allontanando ancora di più l’idea di una vera partecipazione. E perché, diciamolo, l’Italia del 2025 si indigna sui social ma vota sempre meno.

Eppure, ci si prova. Anche a Reggio. Con la convinzione – forse ingenua, forse coraggiosa – che parlare con le persone, distribuire un volantino, fermare un passante, possa ancora fare la differenza. È la democrazia di base, quella che non fa notizia ma resiste. Anche quando sa già che la battaglia, numeri alla mano, è tutta in salita.

Luigi Palamara Referendum, la CGIL ci prova anche a Reggio Calabria. Ma il quorum è un miraggio

di Luigi Palamara

Reggio Calabria 13 aprile 2025. A Reggio Calabria, come in molte piazze d’Italia, la CGIL si è armata di gazebo e volantini. Obiettivo: convincere i cittadini a votare l’8 e 9 giugno ai referendum su lavoro e cittadinanza. È la solita battaglia di principio, con il sindacato che – tra un appello alla dignità del lavoro e un richiamo alla Costituzione – cerca di rimettere al centro del dibattito temi che, per la politica, sembrano ormai materia da convegno e poco più.

Cinque i quesiti, tutti figli di una visione che punta a ridurre la precarietà e a estendere i diritti: dal reintegro in caso di licenziamento illegittimo alla stretta sui contratti a termine, fino alla cittadinanza dopo cinque anni di residenza. Tutto sacrosanto, sulla carta. Ma c’è un piccolo dettaglio: il quorum.

Difficile da raggiungere, quasi impossibile. Perché giugno è tempo di mare, non di urne. Perché il governo ha deciso di tenere il referendum separato dalle amministrative, allontanando ancora di più l’idea di una vera partecipazione. E perché, diciamolo, l’Italia del 2025 si indigna sui social ma vota sempre meno.

Eppure, ci si prova. Anche a Reggio. Con la convinzione – forse ingenua, forse coraggiosa – che parlare con le persone, distribuire un volantino, fermare un passante, possa ancora fare la differenza. È la democrazia di base, quella che non fa notizia ma resiste. Anche quando sa già che la battaglia, numeri alla mano, è tutta in salita.

Luigi Palamara

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