Altro che “guida sicura” e “intelligenza fervida”. Le dichiarazioni dell’ex sindaco Demetrio Arena sull’improbabile rinascita civica di Reggio Calabria con Eduardo Lamberti Castronuovo alla guida suonano come un tentativo disperato – e mal riuscito – di rianimare una narrazione che neppure lui, sotto sotto, sembra credere davvero. Un’operazione di maquillage politico, buona per i titoli dei giornali, ma lontanissima dalla realtà di una città che ha ben chiaro chi ha fallito e chi continua a cercare ribalte e cariche come fossero premi di consolazione.
Arena parla di “città terremotata”, ma dimentica che tra le scosse più forti, anche se non per responsabilità sua personale, che l’hanno piegata ci sono anche le sue. E oggi, anziché un’analisi onesta del fallimento del civismo a Reggio – mai attecchito, mai capace di costruire un radicamento reale – si assiste all’ennesimo tentativo di rilanciare un’operazione politica senza anima e senza popolo.
E a chi si affida questa improbabile “speranza”? A Lamberti Castronuovo. Un nome che in città evoca più ironia che fiducia. Il perdente per eccellenza, sempre pronto a salire sul carro – qualunque esso sia – purché ci sia una poltrona da reclamare o una medaglietta da appuntarsi. Un personaggio che non ha mai davvero capito la politica, né tanto meno è mai riuscito a conquistarne il consenso reale. Di certo non è amato dai reggini, e non sarà certo lui a far nascere il “moto di ribellione” di cui Arena parla con enfasi teatrale.
Altro che “guida autorevole”, qui siamo di fronte a un clamoroso bluff. Una messinscena che sa di déjà-vu, recitata da attori già noti e già bocciati. Reggio non ha bisogno di nuovi illusionisti né di “movimenti civici” che nascono solo nei salotti o nei retrobottega della politica. Serve concretezza, credibilità, e soprattutto volti nuovi. Non vecchi protagonisti mascherati da salvatori.
Il civismo non è mai decollato a Reggio perché è sempre stato usato come paravento. E oggi, con Lamberti come presunto condottiero, non può che restare a terra. Il vero terremoto sarebbe vederlo davvero alla guida della città.
Luigi Palamara
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