Attimi di paura in un bar: finanziere salva una 20enne colpita da malore
Editoriale di Luigi Palamara
Castiglione delle Stiviere (Mantova) 18 maggio 2025. In un’Italia sempre più contratta su se stessa, dove la cronaca spesso racconta l’indifferenza, l’episodio avvenuto a Castiglione delle Stiviere risplende come un faro. Una giovane donna, colpita da un grave malore in un bar, viene salvata da un uomo che non ha esitato un solo istante: Tonino Cilione, maresciallo della Guardia di Finanza, originario di Reggio Calabria.
Qui non parliamo solo di un atto di coraggio. Parliamo di un gesto che affonda le radici in qualcosa di più profondo, più viscerale: la generosità istintiva che spesso, e con troppa leggerezza, viene attribuita solo a tratti folkloristici del Sud. Ma quella generosità non è un semplice cliché: è una forma di cultura, di etica interiorizzata, di relazioni umane che non conoscono l’indifferenza.
Chi conosce il Meridione, sa che là il concetto di "prossimo" è tangibile. Si tratta di una forma di empatia immediata, che non ha bisogno di riflessione razionale. È l’impulso a “fare qualcosa” quando c’è da agire. Non perché ci si aspetta un grazie. Non per compiacere una gerarchia o un dovere. Ma perché non si può non fare. Questo è ciò che distingue l’azione di Cilione: la naturalezza dell’eroismo.
In un attimo che avrebbe potuto trasformarsi in tragedia, l’intervento deciso e umano di questo uomo del Sud ha scritto un racconto diverso. Ha ricordato a una piazza, a una madre sconvolta, a una giovane ragazza, che esiste ancora qualcuno che si muove mosso dal cuore. E che quel cuore, spesso, ha radici nel Sud, dove il valore della vita altrui non è mai opzionale.
Nel gesto di Cilione si ritrova la bellezza tragica e luminosa che ho spesso colto nelle tensioni del potere e della responsabilità, e quella tensione amorosa e spontanea che può essere descritto come lo slancio vitale verso l’altro.
È un piccolo fatto, questo. Ma, come tutti i piccoli fatti, contiene il germe di una verità più grande: che esiste un’Italia che non ha dimenticato come si ama. E che quell’amore, spesso, porta un accento meridionale.
Luigi Palamara
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