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Roccaforte del Greco: Io giornalista tra le strade incupite della mia infanzia luminosa.

 L'urlo di disperazione non si sente ma è strisciante nell'aria, per le strade, per i vicoli, nello sguardo della gente. Un degrado e un senso di abbandono che sono come un pugno secco e improvviso nello stomaco. Rimani senza respiro, con gli occhi spalancati, incredulo. Tutto è cambiato rapidamente, una manciata d'anni e tutto non è più come prima.

Nemmeno i rumori, le voci, i profumi, i colori sono più come allora. Sembra un altro posto. E invece è Roccaforte del Greco. Il mio paese. Ci sono nato, ho vissuto la mia infanzia. i migliori anni della mia vita. Spensieratezza, gioia, musica, allegria, VITA.

I miei genitori, tutti i padri, le madri, hanno "stentato", hanno fatto sacrifici per tentare di darci un futuro migliore. Ma di futuro migliore rimane solo quel presente oramai passato.

Sulla via Provinciale una casa oggi un rudere, un tempo pieno di vita. Un papavero, rosso, imperioso, al centro di una cornice. Monet non avrebbe saputo far meglio. Il tempo ha reso bello, artistico quella desolazione e squallore che stava per prendere il sopravvento tra le mie sensazioni. Una forte emozione. il bello a Roccaforte del Greco c'è ancora. Niente è perso. E' solo lì, trascurato, maltrattato.

Cerco di cogliere dalla gente gli spunti per rendere il reportage non scontato. E' difficile però fare il giornalista con chi ti sei cresciuto, con chi hai condiviso parte della tua fanciullezza. E allora si chiacchiera davanti alla telecamera. E ne viene fuori uno spaccato di vita vera. Fatta di dignità, orgoglio e nello stesso tempo di tristezza, di malinconia. Le parole perdono il senso, il significato. Gli occhi, gli sguardi chiedono senza dire le parole dicono senza chiedere, con l'umiltà di chi non ha mai chiesto apertamente e nello stesso tempo sà che è arrivato il momento per farlo.

Uno Stato che col passare del tempo ha accompagnato il declino del paese, il degrado del territorio, la sfiducia della gente.  Uno Stato assente, distratto, cinico.

Lo spopolamento è a livelli storici. Le case vuote, Per strada quasi più nessuno.


In questi giorni colleghi giornalisti di testate nazionali hanno pensato bene di evidenziare l'astensione al voto delle recenti amministrative comunali. 61 votanti su 522. Una debacle incredibile? Dipende.


Certo i numeri sono importanti, ma come diceva Robert Kennedy nel 1968, i numeri non sono tutto. In un paese contano anche e soprattutto i sentimenti, le passioni, le aspirazioni della gente; e questi certo non li troviamo nei numeri. E allora bisogna cercare altrove. Altro che fare medie e balle varie.


Cercare i piccoli tesori nascosti in ogni persona. L'opera d'arte che un rudere può nascondere e portarlo alla luce.

Il papavero rosso in una finestra di una casa diroccata ma ricca di storia è quel barlume di speranza che rappresenta la vitalità di Roccaforte del Greco. Tocca allo Stato fare in modo che venga tutelato e valorizzato. Il resto sono solo numeri e la GENTE non ha bisogno di numeri. Vuole vivere. Vuole sognare. Vuole soprattutto sentirsi orgogliosa di essere Roccaforticiana.


Luigi Palamara







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