Viviamo un tempo in cui la cattiveria si traveste da virtù. Non si presenta più con il volto dell’arroganza, ma indossa i panni dell’intellettuale, del rispettabile, del moralista da salotto. È il trionfo del perbenismo ipocrita, che giudica dall’alto senza competenza, che occupa spazi destinati al merito con la sola forza delle relazioni, del favore, del compromesso.
Come spesso accade nella storia dei popoli, chi grida allo scandalo è colui che lo incarna. Il bue chiama cornuto l’asino, ma nel farlo sposta l’attenzione, devia lo sguardo. E così facendo, costruisce potere.
Eppure, la città — ogni città — ha in sé una forza che ribolle sotto la superficie. Una sete di bellezza autentica, di cultura viva, di organizzazione capace. Esistono energie pronte a liberarsi: competenze, visioni, progetti. E quando questa onda salirà, travolgerà la mediocrità, sposterà gli equilibri, ridarà centralità al sapere.
Non ci sarà più spazio per l’improvvisazione, per la farsa travestita da iniziativa culturale. Sarà il tempo del rigore, della passione vera, dell’eccellenza. Perché la città, ogni città, non può accontentarsi di sopravvivere: merita di brillare.
Luigi Palamara
Reggio Calabria 11 aprile 2025
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