L’amore, il potere e il riflettore: lo schiaffo (simbolico) di Brigitte a Macron
Editoriale di Luigi Palamara
Cosa accade quando la liturgia del potere incontra l’intimità di una coppia sotto i riflettori del mondo? È la domanda che aleggia tra le righe di un video diventato virale, in cui Brigitte Macron pare “schiaffeggiare” suo marito, il presidente Emmanuel Macron, sull’aereo presidenziale, poco prima dello sbarco ad Hanoi. Un gesto che ha scatenato interpretazioni, memi e sospetti. Ma è proprio questo il nodo: dove finisce lo scherzo e comincia il simbolo?
Le immagini mostrano mani – presumibilmente quelle di Brigitte, in maniche rosse – che si posano sul volto del presidente, lo spingono indietro, lo respingono. Lui aggrotta la fronte, si irrigidisce, fa un passo indietro. Poi, d’un tratto, sorride e saluta, comprendendo di essere osservato. È teatro? È politica? È matrimonio?
L’Eliseo ha subito spento i fuochi del gossip: «Un momento di complicità». Ma proprio la necessità di una smentita dice molto. In un’epoca in cui ogni gesto viene sezionato dai social, l’amore non può più permettersi la sua naturale ambiguità.
Questo piccolo dramma coniugale ad alta quota non è un caso isolato. Nelle ultime settimane, Macron è apparso in altri video oggetto di sarcasmi e complottismi: la famigerata “bustina sospetta” sul treno, la stretta di mano trattenuta da Erdogan, il saluto goffo a un alleato. Tre gesti, tre narrazioni. Ma in fondo, come ha detto lui stesso: «Vedo molti matti passare le loro giornate a spiegare tutte queste immagini».
Eppure, dietro ogni immagine c’è una tensione. Non tanto tra Macron e la moglie, ma tra la rappresentazione e la realtà. In Brigitte che respinge il marito, c’è forse il riflesso di una Francia che si interroga, che frena, che non è più certa del proprio ruolo nel mondo. Oppure, semplicemente, c’è una donna che gioca con l’uomo che ama, dimenticando – per un istante – che l’amore, per i potenti, non è mai solo amore. È anche politica.
Luigi Palamara
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@luigi.palamara L’amore, il potere e il riflettore: lo schiaffo (simbolico) di Brigitte a Macron Editoriale di Luigi Palamara Cosa accade quando la liturgia del potere incontra l’intimità di una coppia sotto i riflettori del mondo? È la domanda che aleggia tra le righe di un video diventato virale, in cui Brigitte Macron pare “schiaffeggiare” suo marito, il presidente Emmanuel Macron, sull’aereo presidenziale, poco prima dello sbarco ad Hanoi. Un gesto che ha scatenato interpretazioni, memi e sospetti. Ma è proprio questo il nodo: dove finisce lo scherzo e comincia il simbolo? Le immagini mostrano mani – presumibilmente quelle di Brigitte, in maniche rosse – che si posano sul volto del presidente, lo spingono indietro, lo respingono. Lui aggrotta la fronte, si irrigidisce, fa un passo indietro. Poi, d’un tratto, sorride e saluta, comprendendo di essere osservato. È teatro? È politica? È matrimonio? L’Eliseo ha subito spento i fuochi del gossip: «Un momento di complicità». Ma proprio la necessità di una smentita dice molto. In un’epoca in cui ogni gesto viene sezionato dai social, l’amore non può più permettersi la sua naturale ambiguità. Questo piccolo dramma coniugale ad alta quota non è un caso isolato. Nelle ultime settimane, Macron è apparso in altri video oggetto di sarcasmi e complottismi: la famigerata “bustina sospetta” sul treno, la stretta di mano trattenuta da Erdogan, il saluto goffo a un alleato. Tre gesti, tre narrazioni. Ma in fondo, come ha detto lui stesso: «Vedo molti matti passare le loro giornate a spiegare tutte queste immagini». Eppure, dietro ogni immagine c’è una tensione. Non tanto tra Macron e la moglie, ma tra la rappresentazione e la realtà. In Brigitte che respinge il marito, c’è forse il riflesso di una Francia che si interroga, che frena, che non è più certa del proprio ruolo nel mondo. Oppure, semplicemente, c’è una donna che gioca con l’uomo che ama, dimenticando – per un istante – che l’amore, per i potenti, non è mai solo amore. È anche politica. Luigi Palamara #macron #francia #brigitte #schiaffo ♬ suono originale - Luigi Palamara
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