24 maggio 2025. C'è un'Italia che non fa rumore, ma lavora. Un’Italia in divisa che ogni giorno si misura con il disordine quotidiano, le intemperanze civiche, la fragilità dell'autorità. È l’Italia della Polizia Locale, quella di Reggio Calabria, che sotto la guida del comandante Salvatore Zucco ha messo a segno, in appena quarantotto ore, sei denunce. Una sequenza che non impressiona per i numeri, ma per la qualità del disagio che fotografa.
Appropriazione indebita, violazioni degli ordini dell’autorità, lesioni colpose. Sono questi i reati contestati a quattro cittadini, sorpresi nell’ambito di servizi di polizia stradale. Nulla di nuovo sotto il sole, si direbbe. E invece, dietro ogni atto, c’è l’ombra lunga di una società che fatica sempre più a riconoscere i confini tra diritto e prepotenza.
Come quel cittadino che, multato, ha pensato bene di rispondere con oltraggi e minacce agli agenti. Non un caso isolato, ma il sintomo di una malattia più profonda: la perdita del rispetto verso l’uniforme, e con essa verso le istituzioni che rappresenta.
Non è tutto. Nella notte di giovedì, una vettura rubata è stata rinvenuta e sequestrata. Il crimine non dorme mai, ma nemmeno chi lo contrasta. E mentre sulle bancarelle abusive si contano 500 pezzi sequestrati e sanzioni per oltre 10.000 euro, resta l’amaro sapore di una guerra che si combatte ogni giorno, spesso in silenzio.
Siamo ancora nel tempo dell’indagine preliminare, e il principio di innocenza è sacro. Ma a processo, in fondo, è anche una città: quella che lotta per difendere un ordine che a tratti sembra non voler più essere rispettato.
Luigi Palamara
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