Roccaforte del Greco (RC) 9 aprile 2025.
Ogni comunità ha un momento in cui è chiamata a guardarsi allo specchio. Roccaforte del Greco ha smesso di farlo dieci anni fa, scegliendo la strada più semplice: quella dell’indifferenza, dell’acquiescenza, della rassegnazione. E ora, quel prezzo lo sta pagando tutto, fino in fondo.
La crisi non è solo economica o amministrativa: è spirituale, è collettiva. Un paese può sopravvivere alla povertà, ma non alla perdita di dignità, alla rinuncia alla speranza, alla paura del diverso. Il declino non è mai immediato: è un lento spegnersi di luci, una cancellazione progressiva della memoria, dei riti, delle relazioni. E quando scompare anche la processione del santo patrono, quando la scuola chiude e il forno non accende più il suo fuoco, allora non restano che macerie.
Ma le colpe non sono mai solo di chi comanda: sono anche di chi sceglie e poi tace. Di chi si volta dall’altra parte, di chi distrugge con la lingua ciò che non comprende, di chi lascia soli quelli che provano a cambiare le cose.
Ora è troppo tardi? Forse sì. Ma almeno, si abbia il coraggio della verità. Si pretenda da chi è stato scelto. Si guardi in faccia l’incompetenza e le sue conseguenze. E si chieda conto. Perché l’amore per un paese si misura anche così: nel non voltarsi più dall’altra parte. Anche quando tutto sembra perduto.
Luigi Palamara
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