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La cultura dei vigliacchi: quando l’Ignoranza si traveste da giornalismo


L'informazione è morta. Non agonizzante, non in difficoltà. Morta. E sepolta sotto quintali di ipocrisia, servilismo e ignoranza mascherata da competenza. Qui gli eventi accadono, la cultura pulsa, la vita si muove… ma chi dovrebbe raccontarla? Dorme. O peggio: finge di non vedere.

E poi si ergono, tronfi, a parlare di CULTURA. Ma quale cultura? Quella da salotto? Quella da aperitivo tra raccomandati? Quella fatta di interviste tra amici, articoli copia-incolla, ossequi al potente di turno? Ma ci facciano il piacere, davvero.

Parlano di pluralismo, di informazione libera. Ma filtrano tutto. Selezionano con una logica da comari vendicative. Non pubblicano perché “non conviene”, perché “non è utile”, perché “dà fastidio”. La verità è che hanno PAURA. Terrore di chi fa, di chi crea, di chi si espone senza chiedere il permesso.

Perché non sono giornalisti: sono funzionari del nulla, scribacchini della mediocrità, parassiti attaccati al carro del potere locale.
Si sentono potenti decidendo cosa è notizia e cosa no. In realtà sono solo vermi striscianti, schiavi delle loro piccole invidie, delle loro gelosie da sottoscala.

Mezze calzette dell’inchiostro spento, incapaci di reggere uno specchio, figuriamoci un confronto. Penne stanche, spente, rassegnate a vivere di marchette editoriali. Falsi, viscidi, senza dignità. Altro che cultura: qui siamo all’autopsia della decenza.

E mentre loro tacciono, chi ama davvero questa città, chi crede nell’arte, chi ci mette la faccia e il cuore continua. Perché la cultura – quella vera – non chiede permesso. Travolge. Scardina. E, prima o poi, seppellisce l’ignoranza. Anche quella travestita da notizia.

Luigi Palamara Tutti I diritti riservati

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