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L'arte a chi neanche la conosce fa brutti effetti.


Certe domande non nascono dalla coscienza critica, ma dalla frustrazione. Non è la società dell’arte che ti disturba, è che non riesci a farne parte. E allora attacchi. Alludi. 

Ti travesti da martire della verità. 

Ma la verità non è quella che pensi di possedere: la verità è che il talento non si grida, si dimostra. Chi ha qualcosa da dire, lo dice. 

Chi non ce la fa, lo giudica. E spesso chi accusa gli altri di vanità, è il primo a morire per uno specchio rotto.

Ogni epoca ha i suoi sacerdoti e i suoi profeti. Alcuni costruiscono, altri distruggono. Nel mondo dell’arte, la tensione creativa è un atto d’amore verso l’umanità, una spinta a generare bellezza, senso, confronto. 

Ma esiste anche una categoria che qualcuno definisce "i delusi dell’entusiasmo": coloro che, non avendo mai vissuto davvero la passione creativa, si rifugiano nel cinismo. Si convincono che smascherare le illusioni altrui sia più nobile che crearne di proprie. 

Eppure, non si cambia il mondo demolendo la luce degli altri, ma accendendo la propria.

Ma attenzione: spesso chi accusa gli altri di vanità, lo fa perché non riesce a brillare. Chi non sa creare, scredita. Chi non sa emozionare, analizza freddamente. È più facile dire che l’arte è inutile che ammettere di non saperla toccare. È più comodo dire che il pubblico vuole solo conferme che accettare di non saperlo sorprendere.

Qualcuno ci ricorda che ogni slancio creativo nasce da un innamoramento del mondo, da una tensione verso l’alto. Chi invece vive di confronto sterile, di paragoni, di sospetti e insinuazioni, ha già smesso di credere. Non vede più la possibilità del cambiamento, né quella dell’ispirazione. Vede solo una vetrina di ego. E in quella vetrina, sente di non avere posto.

Eppure la bellezza, l’arte, la scrittura, non si piegano al giudizio degli insicuri. Non sono fatte per chi applaude o per chi legge in silenzio. Sono fatte per chi sente, per chi rischia, per chi osa. Chi non ha questo coraggio, può sempre restare a guardare. 

Ma non gli è concesso sputare nel piatto dove non ha saputo cucinare.

E comunque, se pensi che l’arte sia solo una passerella per vanitosi, sappi questo: il mondo non ti ha ignorato perché sei profondo. Ti ha ignorato perché non hai mai detto un cazzo che valesse la pena ascoltare.

Luigi Palamara

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