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FAVURITI. Il Vangelo della Terra e della Libertà

FAVURITI. Il Vangelo della Terra e della Libertà
Editoriale di Luigi Palamara


Ci sono parole che si portano dietro il peso millenario della zolla, il calore del pane spezzato in silenzio, la sapienza antica dei nonni che non hanno mai letto un libro, ma che sapevano la vita meglio di chi l’ha scritta. “Favuriti” è una di quelle parole.

Non è italiano. Non serve che lo sia. È vero. E la verità, quando scende in campo, non chiede permesso.

“Favuriti” — così dicevano i vecchi delle campagne, quelli che non avevano nulla ma davano tutto. Non ti offrivano un posto al sole, ma ti sedevano all’ombra della loro fatica. Condividevano una fetta di pane, una cipolla e un sorriso. Era un invito con il cuore in mano, un’apertura dell’anima. Era il contrario dell’egoismo borghese che pesa il valore del gesto. “Favuriti” era sacro, perché non aveva prezzo.

Quella parola risuona oggi come un manifesto rivoluzionario. Nel tempo dell’individualismo aggressivo e della diffidenza elevata a sistema di difesa, “favuriti” è un pugno sul tavolo, un ritorno alla civiltà contadina come matrice di umanità. È un gesto che sa di terra, ma che punta al cielo.

Antonino De Masi e Pietro Comito, con il loro libro Inferi: "fate della mia storia la vostra vita", non ci offrono solo una cronaca. Ci consegnano un testamento. De Masi ha camminato dentro l’inferno della ‘ndrangheta, tra minacce, silenzi, e verità pericolose. Ma ne è uscito con una parola in bocca, una soltanto: “favuriti”. Che non è una resa. È una sfida.

Perché chi dice “favuriti” sfida il sistema. Spalanca la porta della casa e dice: entra. Anche se non ti conosco. Anche se sei diverso. Anche se il mondo mi dice di avere paura. “Favuriti” è un atto di coraggio. È rivoluzionario come un bacio in piazza durante la guerra.

E allora, in un’Italia dove spesso si alza la voce per dividere, qui si alza una voce per accogliere. Una voce calabrese, contadina, dura come il granito e limpida come la sorgente. Una voce che non ha paura di dire: anche se ti cammini negli inferi, anche se ti spezzano le ossa e ti oscurano il cuore, alla fine sarete liberi. E in Paradiso.

Questo non è folklore. È politica dell’anima. È sociologia che brucia, come quei movimenti collettivi che nascono dal dolore e diventano rinascita. Ed è giornalismo che taglia: asciutto, dritto, onesto.

“Favuriti” è un verbo che non troverete nei dizionari. Ma è inciso nei cuori di chi non si piega.

E allora, favuriti, anche voi. Sedetevi, leggete, ascoltate. Perché è così che inizia ogni rivoluzione: con un invito gentile. E un bicchiere d’acqua sincera.

Luigi Palamara

Reggio Calabria 28 maggio 2025

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