La satira di elleppi
Papa Leone XIV e il Ponte di Lourdes sullo Stretto: Miracoli, malta e malte cementizie
di Luigi Palamara
C’è un momento nella storia in cui la fede incontra la fantascienza, la geopolitica si fonde con il catechismo e il cemento armato diventa Sacramento. Ecco, quel momento è oggi, grazie alla folgorante dichiarazione di Papa Leone XIV, che ha osato pronunciare — tenetevi forte — la parola “ponte”. Ben quattro volte, come i cavalieri dell’Apocalisse, come i cantieri mai finiti della Salerno-Reggio Calabria, come gli incubi di ogni geologo che si rispetti.
Ma non sia mai che il Papa dica “ponte” e non intenda il Ponte sullo Stretto! Ma certo! Come abbiamo fatto a non capirlo subito? Tra ponti tra culture, ponti spirituali, ponti tra i popoli, c’era evidentemente anche il ponte più importante del Vangelo secondo Salvini: il viadotto della redenzione messinese.
D’altronde, chi osa dubitare è subito accusato di lesa maestà papale e vilipendio del calcestruzzo. “Pontifex”, ci dicono con sussiego scolastico, vuol dire costruttore di ponti. Ma certo! E allora, se il prossimo Papa si chiamasse “Gregorio”, dovremo aspettarci una riforma liturgica in do maggiore? O se si chiamasse “Silvio I”, sarà beatificato un piano edilizio a Porto Rotondo?
In questo carnevale teologico-infrastrutturale, il dire in questione si trasforma in una liturgia delirante: ci viene narrata una visione onirica in cui il Papa benedice la trivella, la CEI sblocca i fondi del PNRR e, tra una messa e l’altra, si discute di lunghezza dell’impalcato e resistenza alla torsione. Il tutto in nome del “benessere, dello sviluppo, della pace”... che evidentemente oggi passa solo per l’asfalto e i tir.
La perla, però, arriva alla fine, come il dessert al pranzo di nozze di Cana: l’augurio che Papa Leone XIV possa personalmente inaugurare il Ponte, magari con aspersione d’acqua benedetta e taglio del nastro con le Forze Armate e i Frati Cappuccini. Un’immagine surreale che neanche Fellini sotto psicotropi avrebbe potuto concepire.
Ma non fermiamoci qui: se ormai basta dire “ponte” per evocare l’opera pubblica più abusata della penisola, allora:
Ogni volta che il Papa parlerà di “pilastri della fede”, partirà un bando per una colonna antisismica.
Se userà la parola “passaggio”, scatteranno i fondi per una galleria.
Quando invocherà “unità”, lo prenderanno come un via libera al tunnel sottomarino tra Palermo e Tunisi.
E allora ecco la vera profezia: non sarà un Concilio Ecumenico a cambiare la Chiesa, ma un Consiglio di Amministrazione dell’ANAS. La Curia diventerà Direzione Lavori, e i cardinali avranno il casco obbligatorio durante le udienze generali. Le bolle papali saranno firmate con la betoniera accesa sullo sfondo.
Cari lettori, è l’era nuova. L’era in cui la fede muove le montagne… ma solo per farci passare un viadotto.
Preghiera Satirica del Ponte
(Secondo il vangelo del Piano Regolatore)
O Ponte Eterno,
che stai tra Scilla e Cariddi
come il miracolo tra il rendering e la gara d’appalto,
fa’ che le tue campate siano benedette
come le rotonde inutili dei paesi dimenticati.
Dacci oggi il nostro viadotto quotidiano,
e rimetti a noi i debiti
come noi rimettiamo i mutui per i cantieri infiniti.
E non ci indurre in conferenze stampa
ma liberaci dai collaudi.
Perché tuo è il tracciato,
la corsia preferenziale,
e il pilone a sbalzo,
nei secoli dei secoli,
Amen (dopo aver acquisito i pareri vincolanti delle Soprintendenze).
Testo di Luigi Palamara Tutti I diritti riservati
0 Commenti