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La guerra in Ucraina e gli occhi di Yuri

Gli occhi di Yuri
Editoriale di Luigi Palamara


C’è un paradosso che solo chi ha visto la guerra può comprendere: il sogno più grande di un soldato non è la vittoria, ma la pace.
Yuri, combattente italiano in Ucraina, non è un eroe da romanzo, né un simbolo da esibire nelle parate. È un uomo. Uno come tanti.
E davanti a Piazza Duomo, a Reggio Calabria, il 1° giugno 2025, nei suoi occhi si rifletteva una verità che nessun telegiornale osa raccontare: la guerra è solo morte.

L’uomo moderno ha imparato a non vedere. A non ascoltare. A sorvolare sulle macerie, sui bambini mutilati, sulle madri che gridano senza più voce.
Il mondo gira lo sguardo altrove, come se bastasse ignorare l’orrore per annullarlo.

Yuri non parla di strategie né di geopolitica. Parla del rispetto. Di quell’istinto profondo che ci dice che chi è diverso da te non è tuo nemico, ma parte della stessa umanità.
Non si abbatte ciò che è altro. Si guarda. Si comprende. Si protegge.

Ma i potenti, ah, i potenti!, lo sanno.
Sanno che il sangue commuove e paralizza, che la paura rende docili, e che la guerra, per chi non la combatte, è un’utile distrazione.
Si nutrono del dolore come di un combustibile, e avanzano, tranquilli, sopra i cadaveri dei bambini.

A noi resta una sola arma: la parola. L’urlo. Il rifiuto.

Urliamolo ogni santo giorno. A noi stessi, ai nostri figli, ai muri delle nostre città:
non c’è gloria nella guerra. C’è solo il buio.
E chi ha visto il buio — come Yuri — sa che la luce più grande si chiama pace.

Luigi Palamara
Reggio Calabria 1 giugno 2025



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@luigi.palamara Gli occhi di Yuri Editoriale di Luigi Palamara C’è un paradosso che solo chi ha visto la guerra può comprendere: il sogno più grande di un soldato non è la vittoria, ma la pace. Yuri, combattente italiano in Ucraina, non è un eroe da romanzo, né un simbolo da esibire nelle parate. È un uomo. Uno come tanti. E davanti a Piazza Duomo, a Reggio Calabria, il 1° giugno 2025, nei suoi occhi si rifletteva una verità che nessun telegiornale osa raccontare: la guerra è solo morte. L’uomo moderno ha imparato a non vedere. A non ascoltare. A sorvolare sulle macerie, sui bambini mutilati, sulle madri che gridano senza più voce. Il mondo gira lo sguardo altrove, come se bastasse ignorare l’orrore per annullarlo. Yuri non parla di strategie né di geopolitica. Parla del rispetto. Di quell’istinto profondo che ci dice che chi è diverso da te non è tuo nemico, ma parte della stessa umanità. Non si abbatte ciò che è altro. Si guarda. Si comprende. Si protegge. Ma i potenti, ah, i potenti!, lo sanno. Sanno che il sangue commuove e paralizza, che la paura rende docili, e che la guerra, per chi non la combatte, è un’utile distrazione. Si nutrono del dolore come di un combustibile, e avanzano, tranquilli, sopra i cadaveri dei bambini. A noi resta una sola arma: la parola. L’urlo. Il rifiuto. Urliamolo ogni santo giorno. A noi stessi, ai nostri figli, ai muri delle nostre città: non c’è gloria nella guerra. C’è solo il buio. E chi ha visto il buio — come Yuri — sa che la luce più grande si chiama pace. Luigi Palamara Reggio Calabria 1 giugno 2025 #yuri #ucraina #reggiocalabria #russia #guerra #pace #editoriale #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal #lupa ♬ suono originale - Luigi Palamara

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