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La verità nell’istinto. Confessioni di un giornalista che non chiede permesso

La verità nell’istinto. Confessioni di un giornalista che non chiede permesso
di Luigi Palamara


C’è chi non teme il giudizio. Non lo cerca. Non lo blandisce. Non lo sfida nemmeno: semplicemente lo ignora. C’è tutto un mondo che oggi sembra dimenticato: quello dell’espressione autentica, non mediata, non costruita, non pre-confezionata per compiacere.

"Ricerca di nuove forme e di nuovi colori…"
Non è un vezzo estetico, ma un moto dell’anima. I disegni, gli schizzi, i dipinti non sono decorazioni, ma fendenti. Strappi nella tela del banale. Dipingo come si sputa il sangue: con furia e necessità. Non cerco l’applauso, ma il colpo allo stomaco.
"Mi diverto a cercare nuove emozioni da trasmettere. Senza intingimenti ma solo con l’istinto."
C’è una parola che in questo tempo di filtri e strategie fa quasi paura: istinto. Quello vero, quello che non ha bisogno di essere spiegato né giustificato.

Parlare di sé stessi, sia chiaro, non è semplice. A volte può persino apparire antipatico, narcisistico, esagerato. Ma è necessario. Perché raccontarsi, con sincerità, senza trucco, è un atto di esposizione e, in fondo, anche di fiducia. In chi legge, in chi guarda, in chi ascolta. È un gesto nudo, a volte spiazzante. Ma è proprio da lì che parte tutto.
Piaccia o non piaccia, questo è.

C'è chi ci ha insegnato a leggere i moti profondi dell’innamoramento, e a dire la verità anche quando fa male, così, con linguaggio da giornalista, provo a inserirmi in questo solco: passionale, sanguigno, mai scontato.
Non faccio calcoli, non disegno per vendere, non scrivo per piacere. E questo, oggi, è quasi rivoluzionario. Almeno per me.

"La scrittura insieme alla voce e ai dipinti completano la mia comunicazione."
La parola, il suono, l’immagine: i tre assi della mia personale trinità espressiva. Non ci sono comitati editoriali a filtrare, né algoritmi a suggerire. C’è solo un io che si espone, che si mette in gioco, che si dona; piaccia o non piaccia.

Ecco, forse tutto sta in questa frase che chiude come un pugno:
"Questo sono io. Piaccia o non piaccia: Luigi Palamara."
È una dichiarazione di libertà, ma anche di responsabilità. Non c’è arroganza, c’è coraggio. Il coraggio di chi non si maschera, non si traveste da ciò che funziona, ma continua ostinatamente a cercare la verità.

Una verità mai comoda. Mai pulita. Mai finita.
Come l’arte, come l’amore, come la vita.

Luigi Palamara

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