L’Uomo che sventola la condanna altrui: Miseria della mediocrità
Editoriale di Luigi Palamara
C’è una miseria umana più vile della menzogna: è la giustificazione del proprio fallimento attraverso le colpe degli altri. È l’uomo che, conscio della propria inettitudine, solleva come uno stendardo la condanna altrui, come se l’errore del prossimo potesse redimerlo, nobilitarlo, elevarlo. Ma non vi è redenzione nell’altrui disfatta, né grandezza nel disprezzo.
Chi si nasconde dietro le presunte colpe di un altro per mascherare la propria pochezza non è solo patetico: è pericoloso. Perché avvelena il linguaggio della responsabilità, lo trasforma in un balbettio di accuse, in una cortina di fumo che nasconde il vuoto. Questo è il trionfo della mediocrità: non saper costruire, ma sapere distruggere. Non elevarsi, ma trascinare gli altri nel fango.
Il valore di una persona non si misura con il metro delle sentenze altrui, ma con la coerenza tra ciò che dice e ciò che fa. E quando a parlare è chi si proclama “difensore della democrazia” mentre usa la lingua come pugnale e la parola come veleno, allora non restano che gusci vuoti, frasi altisonanti e vite spese a rincorrere un rispetto mai guadagnato.
Chi ha davvero successo non ha bisogno di gridarlo. Chi è davvero rispettoso non ha bisogno di squalificare. Perché la grandezza, quella autentica, non si costruisce sulle macerie morali degli altri, ma sul silenzioso coraggio dei propri passi giusti.
E quando la cattiveria si traveste da opinione, quando l’arroganza si ammanta di titoli, quando la nullità si fa megafono... allora sì, ci resta solo il disgusto. E un po’ di pena.
Riferimenti a fatti e a personaggi realmente esistiti è puramente casuale
Luigi Palamara
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