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Quarta Repubblica. Occhiuto: stasera in tv "parlo io!" Il Presidente e l’ombra: quando l’onore si misura nella notte della fiducia

Quarta Repubblica.  Occhiuto: stasera in tv "parlo io!"

Il Presidente e l’ombra: quando l’onore si misura nella notte della fiducia
Editoriale di Luigi Palamara 

16 giugno 2025. C’è un momento, nella vita pubblica di un uomo, in cui la luce si fa crudele e il riflettore, da strumento di prestigio, diventa ghigliottina. È quel momento in cui non conta ciò che si è costruito, ma ciò di cui si viene sospettati. Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, ha varcato quella soglia l’11 giugno. Da allora, il suo nome non è più solo un titolo istituzionale: è un fascicolo in Procura.

Accusato di corruzione, Occhiuto ha scelto di non attendere in silenzio, non nascondersi dietro il rituale della cautela. No. Ha deciso di parlare. Subito. Prima ancora che un magistrato lo convocasse per l’interrogatorio, ha preteso di essere ascoltato dalla gente. Non nelle aule silenziose della giustizia, ma nello studio illuminato e accogliente di un talk-show televisivo.

È un segnale forte. Ma anche ambiguo. Da un lato, si manifesta il desiderio di trasparenza, la fiducia nel proprio diritto a raccontare la verità. Dall’altro, c’è l’ombra lunga del privilegio: quanti, tra i comuni cittadini, possono permettersi di rispondere alle accuse davanti a milioni di spettatori, prima ancora di aver affrontato un magistrato? Quanti possono trasformare l’indagine in un monologo? E soprattutto: è opportuno?

La domanda sorge spontanea, e rimbomba senza bisogno di amplificatori: la televisione può sostituire un interrogatorio? O rischia di diventare una forma preventiva di assoluzione mediatica?

Forse: “In Italia si gioca spesso la partita della verità sul campo della percezione. E chi possiede la parola, spesso detta la sentenza prima ancora che il giudice apra bocca.”
Oppure  l’uomo pubblico non si limita a difendersi: cerca di comunicare, di restare umano anche nel sospetto. Ma fino a che punto questo comunicare è genuino, e non calcolo?

Roberto Occhiuto si presenta al Paese come un uomo che non ha nulla da temere. Che preferisce il rischio della sovraesposizione al silenzio opaco dell’attesa. È una scelta che rivela forza, ma anche un nervo scoperto della nostra democrazia: la linea sottile tra trasparenza e spettacolarizzazione, tra verità e narrazione.

Se uscirà integro da questa prova, sarà un’altra Calabria a guardarlo. E forse, anche un altro Paese. Ma intanto, la giustizia – quella vera – si chiede in silenzio se non sia già stato detto troppo. E troppo presto.

Luigi Palamara

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