Occhiuto e Toti. Quando il potere non basta più
di Luigi Palamara
"Ogni medaglia ha il suo rovescio come giocare in difesa non e' lo stesso che andare in attacco. Il modello Toti non ha pagato."
C'è un momento, nella vita di ogni uomo pubblico, in cui il potere non basta più. Non basta a proteggerti, non basta a giustificarti, non basta nemmeno a spiegarti. Quel momento è arrivato per Roberto Occhiuto.
Fino a ieri era il volto rassicurante e affilato di un centrodestra in giacca sartoriale e comunicazione calibrata. Un moderato d’acciaio, abituato a parlare più con Bruno Vespa che con i calabresi, convinto che bastasse “fare bene” per restare intoccabile. Ora si ritrova, come Giovanni Toti prima di lui, dall’altra parte della barricata. Non più a parlare del potere, ma a subirne il contraccolpo.
Un avviso di garanzia per corruzione, come una crepa sottile nella parete della sua narrazione impeccabile, ha fatto collassare tutto. E stasera, in un copione che ormai conosciamo bene, Occhiuto andrà in tv. Ospite di “Quarta Repubblica” su Rete 4, tenterà la mossa più vecchia – e più rischiosa – della politica italiana: parlare prima che parlino i magistrati.
È una mossa da equilibrista: se convince, può guadagnare tempo e consenso. Se sbaglia tono o sottovaluta le accuse, può bruciarsi in diretta. Il problema è che in Italia nessuno ha mai retto davvero all’urto della giustizia dal divano di un talk show. Nemmeno i più esperti.
Perché la televisione non è più la madre compassionevole della politica. È un campo minato dove ogni parola fuori posto diventa un titolo, ogni espressione un frame, ogni difesa un sospetto. E il pubblico, che una volta si commuoveva, oggi scrolla e condanna.
Occhiuto aveva scelto di accentrare: la Presidenza, la Sanità, la scena mediatica. Ha governato la Calabria come un uomo solo al comando. Ma quando giochi da solo, cadi da solo. La sanità, che voleva curare, rischia ora di essere il suo referto clinico peggiore.
Forza Italia, partito orfano e disidratato dopo la morte di Berlusconi, non può permettersi un altro colpo al cuore. Tajani, l’eterno secondo, dovrà decidere: difendere l’amico o salvare i resti del partito. E non è escluso che scelga il secondo. Perché in politica, come in amore, quando uno inciampa, l’altro scappa.
Ci fu un tempo in cui il Sud cercava uomini forti al comando. Oggi si ritrova soli al comando uomini stanchi, esposti, vulnerabili. Forse è tempo che il potere torni a essere servizio e non vetrina, peso e non privilegio.
E forse è tempo che i governanti capiscano che un microfono non assolve, una telecamera non protegge, e che la verità – quella vera – si difende nei fatti, non nei talk show.
Occhiuto stasera parlerà. Ma sarà il pubblico, non il conduttore, a giudicarlo.
E il pubblico, si sa, ha smesso da tempo di credere nei redentori del lunedì sera.
Luigi Palamara
0 Commenti