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Habemus Syndĭcus: Falcomatà III Terzo Mandato: La rivoluzione silenziosa che rimescola il potere

Habemus Syndĭcus: Falcomatà III
Il Terzo Mandato: La rivoluzione silenziosa che rimescola il potere
Editoriale di Luigi Palamara

C’è un momento, nella vita politica di una nazione, in cui la geometria del potere si deforma. Non collassa, non si frantuma: semplicemente muta, come un rettile che cambia pelle. È un processo silenzioso, quasi impercettibile, che tuttavia trasforma la realtà più di cento proclami. Giorgia Meloni, in un lampo di strategia degna di una Bismarck in tailleur, ha spalancato le porte al terzo mandato per i governatori. Un gesto che può apparire tecnico, addirittura burocratico. Ma non lo è. È, in realtà, una mossa di alta chirurgia politica, una torsione elegante e spietata del braccio istituzionale, che tiene in ostaggio l’opposizione e regala ossigeno ai governisti.

Il regalo? Per qualcuno è d’oro. Per Giuseppe Falcomatà, per esempio, è una rinascita annunciata. Il sindaco di Reggio Calabria, dato come probabile candidato a Presidente della Regione Calabria, si trova inaspettatamente con il sole che sorge alle spalle. Il pacchetto Calderoli, con l’estensione del terzo mandato anche ai sindaci, riporta in campo un uomo che molti davano per archiviato. E lo fa con l’autorevolezza delle regole riscritte in nome della stabilità, della continuità, del realismo politico.

Ma la verità più cruda è questa: il compromesso fra Meloni e Salvini riscrive le regole del gioco. La premier salva Fedriga e Zaia, due colossi territoriali leghisti, in cambio del silenzio di Salvini e forse, più in là, del sacrificio di Fontana in Lombardia, per aprire un varco a Fratelli d’Italia. Intanto, come effetto collaterale, si spacca il “campo largo”, quella fragile alleanza Pd-M5S che non riesce a stare unita nemmeno davanti al crollo del soffitto.

E così, mentre FI e PD restano a guardare, con un palmo di naso e un foglio di strategia bucato, Reggio Calabria diventa un microcosmo della nuova Italia politica. Un laboratorio in cui tutto si ricompone e si disfa, sotto il peso di manovre altrui. Non è più tempo di slogan, ma di geometrie variabili. Non è più tempo di vecchie etichette, ma di posizionamenti fluidi.

Il probabile terzo mandato sconvolge i piani politici nella città dello Stretto. Giuseppe Falcomatà si ritrova improvvisamente con un posto in prima fila per essere rieletto. Spesso ho paventato questa possibilità, ricordando con ironia il vecchio adagio: “non c’è due senza tre”. Una previsione che oggi sembra sempre meno ipotesi e sempre più orizzonte plausibile. La sua candidatura, se confermata, è destinata a rimescolare tutte le carte.

Il centrodestra, ancora privo di una rotta definita, deve ora accelerare. Non c'è più tempo per i tatticismi o per le manovre di corridoio. Serve un nome, servono liste forti, servono visioni condivise. Perché a Reggio Calabria, è noto, non vince il migliore candidato: vincono le liste. E talvolta, le perdite più brucianti si consumano proprio lì, tra simboli logori e assenze pesanti.

L’onorevole Francesco Cannizzaro, figura centrale nello scacchiere reggino, ha annunciato di avere un nome pronto. Ma nel gioco politico annunciare è il meno: costruire è ciò che conta. Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e Noi Moderati devono fare squadra, davvero, e in fretta. Occorre non solo scegliere il profilo giusto, ma soprattutto blindare liste competitive, rappresentative, capaci di parlare ai quartieri e alle categorie, al popolo delle urne e non solo ai salotti della politica.

E al momento, l’unico nome che emerge con forza, visione e carisma, è quello di Eduardo Lamberti Castronuovo, con il suo Polo Civico. Intorno a lui si sta coagulando una nuova energia, un sentire cittadino che chiede discontinuità, ma anche concretezza, rigore e visione. Lamberti non è un outsider qualsiasi: è la sintesi di un’esperienza civica che prende sul serio il bisogno di una politica meno ideologica e più legata al destino quotidiano della città.

Davvero, ci troviamo di fronte a una situazione in divenire e dai risvolti imprevedibili. La città si muove, sussurra, trama. Tra movimenti civici, professionisti al lavoro, segnali incrociati e platee trasversali, tutto lascia intendere che il futuro politico di Reggio Calabria si stia riscrivendo in tempo reale. Ma stavolta, senza bozze né correzioni.

E chissà che, in questo caos creativo, non nasca finalmente una nuova classe dirigente. O almeno un nuovo lessico del potere. Perché, come insegna la vera politica, quella fatta di uomini e non di sigle, tutto cambia, e tutto resta, ma mai nella forma in cui lo avevamo immaginato.

Reggio Calabria 9 giugno 2025

Luigi Palamara 

N.B. ovviamente tutto il ragionamento se tiene l'ipotesi del terzo mandato. Altrimenti nisba. Tutto cambia.
Inoltre è fondamentale il si di Giuseppe Falcomatà per un eventuale terzo mandato. Che non è  scontato.

Infine per i permalosi.

la locuzione latina corretta è “Habemus Sindacum”

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