Quel privilegio chiamato sconfitta
Editoriale di Luigi Palamara
C’è qualcosa, nella grandezza tragica della sconfitta, che nessuna vittoria potrà mai restituire. Una nobiltà segreta, feroce e bellissima. E se è vero che un giorno ci faranno un film, non sarà – non potrà essere – la storia di chi ha alzato il trofeo, ma di chi lo ha sfiorato. Perché il Roland Garros 2025 ha avuto un protagonista, certo: Carlos Alcaraz. Ma ha avuto anche un eroe tragico: Jannik Sinner.
La loro finale – cinque ore e ventinove minuti di arte, sudore, e disperazione – non è stata solo una partita di tennis. È stata un’epopea. Uno di quegli eventi che la civiltà dello sport regala di tanto in tanto per ricordarci che il corpo umano, quando guidato da una volontà incrollabile, può raccontare più della penna di un poeta o della cinepresa di un grande regista.
Sinner ha perso. Lo dice la cronaca. Ma non ha ceduto. Lo dice la storia.
C’è un momento, nell’economia tragica del match, che resterà come una cicatrice nella memoria collettiva: quel 5-3 nel quarto set, tre match point consecutivi, e tre errori. Tre fendenti al cuore di un ragazzo che per un attimo è parso vulnerabile, imperfetto, umano. Ma che ha saputo, come i grandi, rimanere in piedi anche quando tutto sembrava crollargli addosso. Un altro si sarebbe dissolto. Lui ha resistito. Ha sfidato l’inerzia, ha rimontato, è risalito dalla fossa con la stessa dignità con cui un soldato raccoglie la bandiera caduta.
Alla fine, il tie-break. E lì, la resa. Ma non la sconfitta dell’anima.
Noi italiani, popolo che ha sempre più bisogno di eroi giovani e puliti, faremo bene a ricordare questo giorno non come il giorno della sconfitta, ma come il giorno del privilegio. Il privilegio di aver assistito, con il cuore in gola, a un duello tra giganti. Il privilegio di avere un campione come Jannik, che non parla molto, ma racconta moltissimo. Il privilegio, infine, di vedere lo sport diventare, per qualche ora, qualcosa che somiglia alla verità.
Delle statistiche ci dimenticheremo. Dei numeri, delle percentuali, persino del punteggio. Ma non dimenticheremo quell’abbraccio finale, né gli occhi lucidi di un ragazzo che ha perso tutto e ci ha lasciato tutto.
"Perchè è il modo in cui si perde, a fare la differenza tra un uomo e un altro”.
E Jannik Sinner, oggi, ha perso come solo i grandi sanno perdere.
Luigi Palamara
#Tennis #Sinner #Alcaraz #RolandGarros #Privilegio #Editoriale #LuigiPalamara
0 Commenti